Affermarsi e crescere durante il boom economico, l'Italia vista da un imprenditore
Giuseppe Grossi si è affermato come imprenditore di successo durante gli anni del boom economico, quando l'Italia aveva davanti a se un ampio margine di crescita e le possibilità per chi faceva impresa erano pressoché infinite.
Le attività creatasi a partire dal dopoguerra, infatti, erano completamente nuove rispetto a quelle che popolavano il territorio fino agli anni Quaranta e Cinquanta.
Molte imprese furono create da ragazzi che per primi individuarono l'opportunità di inserirsi in questo nuovo ciclo di consumi e di investimenti, pubblici e privati. Basti citare, ad esempio, Luciano Benetton (creatore dell'impresa a 30 anni), Leonardo del Vecchio (23 anni), Steno Marcegaglia (prima produzione siderurgica a 29 anni), Giorgio Armani (30 anni), Giorgio Squinzi (che fonda la Mapei a 27 anni) su tutti.
Il diffondersi di mezzi di locomozione creava una domanda di veicoli, di pezzi di ricambio e di manutenzione inaudita, così come il trasformarsi degli stili di vita imponeva un rapido cambio di marcia da parte di abbigliamento, alimentari e arredamento. Inoltre venivano alla luce le potenzialità del turismo, con un fervore di piccole e medie attività che cominciavano a dispianarsi per tutto il territorio d'Italia.
I nuovi giovanissimi imprenditori allestirono in quegli anni una nuova struttura produttiva che andò a sovrapporsi alle industrie già esistenti come la Fiat, l'Olivetti, l'ENI, Montecatini, Edison e l'Ansaldo, per citarne alcune, ma che dimostrò come, seppur disordinatamente e senza avere mai una salda regia istituzionale, gli italiani fossero in grado di crescere e svilupparsi senza dipendere eccessivamente dagli investimenti stranieri.
E così nonostante la scarsezza di capitali, l'enorme crescita di domanda di beni e servizi permise all'economia di vivere un vero e proprio boom, e agli individui privi di una formazione specifica di avviare realtà in grado di generare guadagno e lavoro. Un altro fattore importante era caratterizzato dal basso costo di immobili e manodopera, oltre che a un ridotto importo delle tasse e una minore influenza della burocrazia.
Negli anni Settanta videro poi la nascita dei cosiddetti distretti industriali, intere aree specializzate su settori mirati che vedevano un agglomerarsi di piccole e medie imprese, spesso allestite proprio da ex operai delle fabbriche. Questi distretti permettevano alle imprese produttrici di avvalersi di fornitori specializzati, di componenti e di servizi, creando un circolo operativo in grado di soddisfare i bisogni di tutte le realtà.
Nel frattempo continuavano a cambiare gli stili di vita, e così si vedeva la nascita di nuove attività commerciali spinte e portate avanti da imprenditori ormai in possesso di diploma o laurea, in grado di concepire prodotti innovativi e mai visti sul mercato.
Durante gli anni Ottanta l'economia ha continuato a crescere (2,3% annuo) e non si è affrontato nessun periodo di recessione, mentre d'altro canto sono continuate le internazionalizzazioni dei prodotti e la competitività dei mercati. Questi anni sono soprattutto, però, teatro di terziarizzazione, di diffusione dei servizi.
Nasce qui l'idea di servizio alle imprese, e cioè una costellazione di agenzie mirate al supporto e alla divulgazione del potenziale di azienda. Parallelamente si sviluppa il concetto di marketing, con il conseguente fiorire di agenzie pubblicitarie, studi grafici, allestimenti di fiere, studi fotografici e molto altro.
Un'altra novità è rappresentata dalla diffusione dei franchising, che a partire dal 1986 con Calzedonia e Tecnocasa rappresenterà un nuovo modello di business e una decisiva chiave di volta per tutte quelle piccole imprese che, di li a poco, spariranno del tutto dai mercati.
Per combattere la disoccupazione, intravisto l'enorme potenziale delle imprese, vengono così varate importanti leggi nel 1986 e nel 1992 tese a favorire la crescita dell'imprenditoria giovanile e femminile.
In questi anni, però, l'Italia fatica a entrare in competitività con i mercati europei, e così non riuscendo a mantenere fisso il rapporto di cambio fissato dal Sistema Monetario Europeo finisce per svalutare bruscamente la Lira portando il sistema Stato ad una crisi senza precedenti.
Al giro di boa del decennio, le imprese sono così chiamate a ricucire il tessuto sociale del Paese aumentando l'occupazione e rinnovando la base economica. L'industria si munisce di sistemi di automazione, cominciano a entrare nelle case e nelle aziende un numero sempre maggiore di apparecchiature elettroniche, si diffonde il web e con esso anche un nuovo modo di fare comunicazione aziendale.
Un successivo punto di svolta è rappresentato dal tema ambientale, che proprio sul finire del secolo acquisisce un'importanza centrale nel dibattito pubblico e fa sì che le Amministrazioni allestiscano aree protette, che poi finiscono gestite da cooperative o organizzazioni specializzate nella gestione della res pubblica.
Un chiaro esempio è fornito proprio dalla gestione dei rifiuti, dove lo stesso Giuseppe Grossi ha intravisto un'opportunità allestendo la struttura di quel Gruppo che poi diventerà Green Holding.
Nel 1998 con la Legge Bersani alcune liberalizzazioni rendono più semplice l'avviare un'impresa, ma allo stesso tempo si sviluppa fortemente la grande distribuzione che parallelamente mette in difficoltà un numero ingente di piccoli commercianti.
Un segnale a quel punto arriva dall'Europa, dove nel 1997 viene inaugurata la Strategia Europea per l'occupazione che stabilisce come l'idoneità al lavoro, l'imprenditorialità, l'adattabilità e le pari opportunità rappresentino i quattro pilastri fondamentali per l'occupazione.
Il nuovo millennio si apre, però, con l'adesione alla moneta unica da parte dei Paesi membri della Comunità Europea, ponendo la stabilità monetaria e non la crescita al centro del nuovo percorso finanziario. Questo, sommato all'abbassamento dei tassi d’interesse per le imprese, ha fatto si che molte di esse finissero strozzate dai vincoli di politica economica centrale, portando ad un nuovo e lunghissimo periodo di stagnazione[1].
In questa stagnazione, però, le nuove imprese flessibili e innovative riescono a incrementare attività e servizi, creando un margine operativo e di guadagno finora inedito. La crisi economica si combatte quindi con l'innovazione, sostenuta attraverso specifici programmi e ripetuti contatti tra il mondo imprenditoriale e quello accademico.
E' per questo motivo che, in anticipo sui tempi, Giuseppe Grossi ha fin da subito preteso che l'innovazione e l'avanguardia tecnologica rappresentassero due capisaldi indispensabili del suo Gruppo imprenditoriale.
Perché agendo in maniera corretta e pioneristica le sue aziende hanno resistito sul mercato e continuano oggi a svolgere con serietà e professionalità servizi indispensabili alla comunità e alla salvaguardia dell'ambiente.