L’architettura oggi, arte del costruire in armonico accordo tra essere umano e natura
Nel 2011 il presidente americano Barack Obama aveva già espresso l'intenzione degli Stati Uniti di presentare all'Unesco la candidatura delle opere di Frank Lloyd Wright (1867-1959) a Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Finalmente il 7 luglio gli edifici progettati dal famoso architetto sono stati inseriti nella lista dei siti culturali da preservare[1].
Tra le otto celebri opere, da qualche giorno Patrimonio mondiale dell'Umanità, non potevano mancare il Guggenheim Museum di New York e la "Fallingwater", la leggendaria "casa sulla cascata", in Pennsylvania.
La Fallingwater è considerata la sua opera più famosa: fu costruita tra il 1936 e il 1939 in prossimità della cascata sul torrente Bear Run nei boschi della Pennsylvania, per Egdar J. Kaufmann, un ricco imprenditore.
Questa architettura è stata studiata da molti punti di vista: per la sua complessità di volumi, per la sua ardita composizione degli spazi, e per la combinazione dei materiali utilizzati.
Quest’ultimo aspetto è forse il più interessate. La sequenza dei materiali utilizzati infatti è di tipo cemento-pietra-acqua-scultura-verde. E rispecchia l’intenzione dell’architetto di fondere l’edificio con l’insieme degli elementi naturali (acqua-pietre-alberi) del luogo, adattandosi perfettamente al contesto come se ne facesse integralmente parte.
Il sistema strutturale dell’edificio è costituito dalle rocce che servono da appoggio, da elementi in ferro, da travi e pilastri in cemento armato e da muri in pietra locale: le diverse parti sono in reciproco equilibrio e garantiscono la stabilità dell’insieme. Wright sosteneva che “form and function are one”[2] e che ogni cosa fa parte di un unico organismo architettonico.
Quest’opera è definita dal suo stesso autore “architettura organica” poiché rappresenta la ricerca dell’armonia tra essere umano e natura. L’equilibro tra ambiente costruito e ambiente naturale si manifesta nell’integrazione dei vari elementi artificiali con quelli naturali presenti nel sito. I materiali utilizzati infatti sottolineano la continuità tra interno ed esterno: i pavimenti e i muri sono rivestiti in pietra, il camino del grande soggiorno emerge dalla roccia, gli arredi sono in legno, le scale sospese sono sorrette da pilastri in acciaio per contenere le piene primaverili del fiume, le lunghe vetrate racchiudono lo spazio interno annullando il concetto tradizionale di finestra e liberando la visuale verso la natura circostante.
Nei sui scritti spiegava che “per Architettura Organica io intendo un’architettura che si sviluppi dall’interno all’esterno, in armonia con le condizioni del suo essere, distinta da un’architettura che venga applicata dall’esterno”[3].
Wright in questo progetto adopera, per realizzare la sua idea di architettura organica, non solo i materiali del luogo ma anche e soprattutto un linguaggio espressivo moderno con volumi innovativi integrati perfettamente nello spazio del luogo.
L’ Architettura Organica, il cui fondatore è considerato appunto Frank Lloyd Wright, è ancora oggi una branca dell’architettura moderna che punta sulla convivenza armonica tra l’uomo e la natura e mira a creare un nuovo equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale. Per fare ciò utilizza elementi di vario tipo, sia antropici sia naturali.
È sempre più sentita l’esigenza di creare organismi architettonici amici dell’ambiente e in grado di inserirsi nel contesto naturale senza turbare troppo gli equilibri preesistenti. Non è una questione di estetica solamente, si parla di materiali e di energie. L’architettura organica si oppone anzi all’idea di ricerca estetica fine a sé stessa, lontana da ogni richiamo al classicismo e libera di interpretare ogni progetto in piena armonia con la natura.
L’idea di architettura organica è strettamente collegata con quella di società organica: per creare un nuovo equilibrio tra uomo e ambiente si deve modificare non solo il modo di costruire ma anche il modo di vivere.
Nel primo contesto, quello architettonico, ci sono dei principi da seguire molto chiari e concreti. È necessario ad esempio ridurre al minimo le partizioni interne e creare un’armonia dell’edificio con l’ambiente esterno, le proporzioni devono essere logiche anche per le aperture interne ed esterne, anche l’arredamento deve assolutamente diventare parte integrante dell’edificio.
Proprio dalla necessità di modificare il modo di vivere, invece, prendono spunto altre discipline favorite e alimentante dalla stessa architettura organica: l’architettura bioclimatica e l’architettura sostenibile o bioarchitettura oggi sono sempre più richieste e studiate nella speranza di poter impattare il meno possibile su un ambiente che risente troppo degli interventi umani.
La sfida è quella di immaginare, e progettare, edifici che funzionino come un sistema a ciclo chiuso, quasi “viventi”, in cui vengono raccolte le acque, l’energia, le risorse, utilizzandole e riutilizzandole, eliminando quanto più possibile i rifiuti. La tecnologia moderna, infatti, permette di ridurre i carichi energetici e di monitorare i sistemi di controllo, e trasforma l’edificio in un “organismo” che reagisce ai cambiamenti dell'ambiente e che rigenera le proprie risorse.
Un’altra declinazione tutta italiana di queste tendenze lo si può trovare nel Bosco Verticale di Milano, realizzato nel 2014 dallo Studio Boeri, con lo scopo di ricreare un ecosistema naturale senza però perdere il comfort abitativo[4].
Si tratta di due grattacieli alti 110 e 76 m e arricchiti da oltre 800 alberi e moltissime specie diverse tra piante floreali, arbusti e cespugli. Le diverse piante sono state tutte studiate e selezionate da esperti di botanica in modo da adattarsi perfettamente in base alla loro altezza e in modo da poter creare un piccolo habitat con un proprio microclima.
Il Bosco Verticale è un esempio di edificio residenziale sostenibile che contribuisce a rigenerare l’ambiente in quanto rappresenta un polmone verde che assorbe CO2 e polveri sottili e ricrea ossigeno e umidità.
Nella sua opera di imprenditore anche il Dr. Giuseppe Grossi, fondatore del di quello che è oggi il Gruppo Green Holding, ha progettato uno spazio per uffici che potesse riassumere questa visione di sinergia tra uomo e natura. La sua volontà infatti, in linea con l’enorme rispetto del valore umano e lavorativo dei propri dipendenti, era creare un ambiente complessivo che potesse inserirsi perfettamente in questo connubio.
Un esempio può essere considerato il recupero della Cascina Ovi, che, come già scritto precedentemente, ha subito una valorizzazione del “suo patrimonio storico inserendolo in un nuovo contesto dotato di spazi e locali di cultura e aggregazione, verde cittadino e servizi”[5].
