giuseppegrossi.it Rss https://www.giuseppegrossi.it/ Giuseppe Grossi it-it Mon, 29 Jul 2019 18:47:02 +0000 Fri, 10 Oct 2014 00:00:00 +0000 http://blogs.law.harvard.edu/tech/rss Vida Feed 2.0 info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi) info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi) Archivio https://www.giuseppegrossi.it/vida/foto/sfondo.jpg giuseppegrossi.it Rss https://www.giuseppegrossi.it/ L’architettura oggi, arte del costruire in armonico accordo tra essere umano e natura https://www.giuseppegrossi.it/mc/472/l-architettura-oggi-arte-del-costruire-in-armonico-accordo-tra-essere-umano-e-natura

Nel 2011 il presidente americano Barack Obama aveva già espresso l'intenzione degli Stati Uniti di presentare all'Unesco la candidatura delle opere di Frank Lloyd Wright (1867-1959) a Patrimonio Mondiale dell'Umanità.

Finalmente il 7 luglio gli edifici progettati dal famoso architetto sono stati inseriti nella lista dei siti culturali da preservare[1].

Tra le otto celebri opere, da qualche giorno Patrimonio mondiale dell'Umanità, non potevano mancare il Guggenheim Museum di New York e la "Fallingwater", la leggendaria "casa sulla cascata", in Pennsylvania.

La Fallingwater è considerata la sua opera più famosa: fu costruita tra il 1936 e il 1939 in prossimità della cascata sul torrente Bear Run nei boschi della Pennsylvania, per Egdar J. Kaufmann, un ricco imprenditore.

Questa architettura è stata studiata da molti punti di vista: per la sua complessità di volumi, per la sua ardita composizione degli spazi, e per la combinazione dei materiali utilizzati.

Quest’ultimo aspetto è forse il più interessate. La sequenza dei materiali utilizzati infatti è di tipo cemento-pietra-acqua-scultura-verde. E rispecchia l’intenzione dell’architetto di fondere l’edificio con l’insieme degli elementi naturali (acqua-pietre-alberi) del luogo, adattandosi perfettamente al contesto come se ne facesse integralmente parte.

Il sistema strutturale dell’edificio è costituito dalle rocce che servono da appoggio, da elementi in ferro, da travi e pilastri in cemento armato e da muri in pietra locale: le diverse parti sono in reciproco equilibrio e garantiscono la stabilità dell’insieme. Wright sosteneva che “form and function are one[2] e che ogni cosa fa parte di un unico organismo architettonico.

Quest’opera è definita dal suo stesso autore “architettura organica” poiché rappresenta la ricerca dell’armonia tra essere umano e natura. L’equilibro tra ambiente costruito e ambiente naturale si manifesta nell’integrazione dei vari elementi artificiali con quelli naturali presenti nel sito. I materiali utilizzati infatti sottolineano la continuità tra interno ed esterno: i pavimenti e i muri sono rivestiti in pietra, il camino del grande soggiorno emerge dalla roccia, gli arredi sono in legno, le scale sospese sono sorrette da pilastri in acciaio per contenere le piene primaverili del fiume, le lunghe vetrate racchiudono lo spazio interno annullando il concetto tradizionale di finestra e liberando la visuale verso la natura circostante.

Nei sui scritti spiegava che “per Architettura Organica io intendo un’architettura che si sviluppi dall’interno all’esterno, in armonia con le condizioni del suo essere, distinta da un’architettura che venga applicata dall’esterno[3].

Wright in questo progetto adopera, per realizzare la sua idea di architettura organica, non solo i materiali del luogo ma anche e soprattutto un linguaggio espressivo moderno con volumi innovativi integrati perfettamente nello spazio del luogo.

L’ Architettura Organica, il cui fondatore è considerato appunto Frank Lloyd Wright, è ancora oggi una branca dell’architettura moderna che punta sulla convivenza armonica tra l’uomo e la natura e mira a creare un nuovo equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale. Per fare ciò utilizza elementi di vario tipo, sia antropici sia naturali.

È sempre più sentita l’esigenza di creare organismi architettonici amici dell’ambiente e in grado di inserirsi nel contesto naturale senza turbare troppo gli equilibri preesistenti. Non è una questione di estetica solamente, si parla di materiali e di energie. L’architettura organica si oppone anzi all’idea di ricerca estetica fine a sé stessa, lontana da ogni richiamo al classicismo e libera di interpretare ogni progetto in piena armonia con la natura.

L’idea di architettura organica è strettamente collegata con quella di società organica: per creare un nuovo equilibrio tra uomo e ambiente si deve modificare non solo il modo di costruire ma anche il modo di vivere.

Nel primo contesto, quello architettonico, ci sono dei principi da seguire molto chiari e concreti. È necessario ad esempio ridurre al minimo le partizioni interne e creare un’armonia dell’edificio con l’ambiente esterno, le proporzioni devono essere logiche anche per le aperture interne ed esterne, anche l’arredamento deve assolutamente diventare parte integrante dell’edificio.

Proprio dalla necessità di modificare il modo di vivere, invece, prendono spunto altre discipline favorite e alimentante dalla stessa architettura organica: l’architettura bioclimatica e l’architettura sostenibile o bioarchitettura oggi sono sempre più richieste e studiate nella speranza di poter impattare il meno possibile su un ambiente che risente troppo degli interventi umani.

La sfida è quella di immaginare, e progettare, edifici che funzionino come un sistema a ciclo chiuso, quasi “viventi”, in cui vengono raccolte le acque, l’energia, le risorse, utilizzandole e riutilizzandole, eliminando quanto più possibile i rifiuti. La tecnologia moderna, infatti, permette di ridurre i carichi energetici e di monitorare i sistemi di controllo, e trasforma l’edificio in un “organismo” che reagisce ai cambiamenti dell'ambiente e che rigenera le proprie risorse.

Un’altra declinazione tutta italiana di queste tendenze lo si può trovare nel Bosco Verticale di Milano, realizzato nel 2014 dallo Studio Boeri, con lo scopo di ricreare un ecosistema naturale senza però perdere il comfort abitativo[4].

Si tratta di due grattacieli alti 110 e 76 m e arricchiti da oltre 800 alberi e moltissime specie diverse tra piante floreali, arbusti e cespugli. Le diverse piante sono state tutte studiate e selezionate da esperti di botanica in modo da adattarsi perfettamente in base alla loro altezza e in modo da poter creare un piccolo habitat con un proprio microclima. 

Il Bosco Verticale è un esempio di edificio residenziale sostenibile che contribuisce a rigenerare l’ambiente in quanto rappresenta un polmone verde che assorbe CO2 e polveri sottili e ricrea ossigeno e umidità.

Nella sua opera di imprenditore anche il Dr. Giuseppe Grossi, fondatore del di quello che è oggi il Gruppo Green Holding, ha progettato uno spazio per uffici che potesse riassumere questa visione di sinergia tra uomo e natura. La sua volontà infatti, in linea con l’enorme rispetto del valore umano e lavorativo dei propri dipendenti, era creare un ambiente complessivo che potesse inserirsi perfettamente in questo connubio.

Un esempio può essere considerato il recupero della Cascina Ovi, che, come già scritto precedentemente, ha subito una valorizzazione del “suo patrimonio storico inserendolo in un nuovo contesto dotato di spazi e locali di cultura e aggregazione, verde cittadino e servizi”[5].

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Mon, 29 Jul 2019 18:47:02 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/472/l-architettura-oggi-arte-del-costruire-in-armonico-accordo-tra-essere-umano-e-natura info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
Uno sguardo alla Cascina Ovi, il sogno di Giuseppe Grossi simbolo di rinnovamento per Segrate https://www.giuseppegrossi.it/mc/471/uno-sguardo-alla-cascina-ovi-il-sogno-di-giuseppe-grossi-simbolo-di-rinnovamento-per-segrate

Il Gruppo Green Holding ha la sua sede all'interno della storica Cascina Ovi, e ne condivide la struttura insieme a altre realtà locali tra le quali l'importante biblioteca Comunale con la sua sala di lettura, il centro per convegni e conferenze, un ristorante tipico e il Museo di Segrate.

La Cascina, un'area sottoposta al vincolo del Ministero dei Beni Culturali proprio per via del suo immenso valore storico, è diventata ben presto uno dei simboli di Segrate, rappresentandone il suo rilancio socio-economico e assumendone il simbolo di rinnovamento dell'intera area.

La sua ristrutturazione si deve, tra gli altri, all'impegno dello stesso Giuseppe Grossi, il quale, con la collaborazione delle amministrazioni, ha permesso di recuperare un edificio che fa parte di Segrate fin dai suoi albori. Nel rispetto della sua originaria struttura architettonica, questo rinnovamento ha permesso di adattare le funzioni della Cascina ai bisogni attuali di tutti i cittadini.

Parliamo di una struttura la cui prima menzione storica risale addirittura al XIV secolo, nello specifico nel 1346, quando negli Statuti delle strade e acque del Contado di Milano si riporta che "tra li burghi, lochi, cassine, molini e case de li religiosi del contado di Milano [vi sono anche] le Cassine de Ove de la Pieva de Segrà”, le Cascine degli Ovi inferiore e superiore. La sua gestione, nell'arco del tempo, è andata nel XIV secolo all'Ospedale del Brolo e alla Scuola delle Quattro Marie, per passare poi in mano al cardinal Giovanni Paolo della Chiesa nel XVI secolo[1].

E' stato così possibile recuperare il suo patrimonio storico inserendolo in un nuovo contesto dotato di spazi e locali di cultura e aggregazione, verde cittadino e servizi. E' in questo modo che, nella parte di proprietà comunale, il centro civico di Milano Due ha ospitato la nuova biblioteca, la sala per gli studenti, una signorile sala congressi e lo stesso Museo cittadino.

E' qui che sono raccolti reperti, documenti e testimonianze di 140 anni di storia del territorio, che da qualche tempo è possibile consultare anche attraverso piattaforme digitali multimediali. In questo prezioso edificio hanno luogo anche convegni, mostre dedicate e premiere di eventi, facendo di questa location uno dei punti cardine della storia e della cultura di Segrate[2]. All'interno dello stesso Museo si può anche assistere alla mostra permanente Segrate 1870-2010: 140 anni di storia comune, tradizioni, immagini, che vanta al suo interno reperti donati nell'arco del tempo dall'intera comunità.

Come recita lo stesso sito istituzionale, "per la prima volta, si è pensato di dare un’immagine anche tridimensionale alla storia di Segrate. In passato sono state prodotte, da parte di ricercatori, appassionati, storici, semplici cittadini, diverse pubblicazioni sulla storia di questa città, ma raccogliere in un museo questo lungo percorso è un fatto inedito: ci si augura, che questo nuovo luogo della memoria possa continuare a essere arricchito da tanti futuri contributi da parte dell’intera comunità".

Uno spazio vivo, pulsante, volto alla ricostruzione e riscoperta di un passato condiviso e collettivo, dell'intera comunità, una memoria fondamentale per strutturare il nostro presente e programmare quello che sarà il futuro.

Le stesse postazioni multimediali presenti all'interno del Museo fanno sì che il suo repertorio sia in continuo divenire, e le fruizioni costantemente aggiornate e arricchite. Sarà così possibile conoscere anche i gusti dei visitatori e preparare loro la migliore esperienza possibile[3].

Parlando della biblioteca, invece, ci riferiamo a un deposito di circa 7600 documenti, 2300 dei quali per ragazzi, più di 750 audiovisivi e un'emeroteca per consultare i quotidiani. Interi scaffali di saggistica e narrativa nel salone principale, quindi, si affiancano a un'area completamente predisposta per i bambini, anche piccolissimi. A disposizione del pubblico, poi, l'accesso libero alla rete wi-fii, due postazioni di computer e tutta una serie di attività che si svolgono tra questa struttura e l'auditorium posto al primo piano[4].

Vero e proprio polo culturale, la Cascina Ovi rispecchia in pieno quella che era l'idea di Giuseppe Grossi per la comunità e la correlazione tra le aziende e il territorio, un binomio che non dovrebbe mai scindersi per garantire un costante confronto tra le parti e tendere infine ad un arricchimento collettivo.

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Tue, 9 Apr 2019 17:51:25 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/471/uno-sguardo-alla-cascina-ovi-il-sogno-di-giuseppe-grossi-simbolo-di-rinnovamento-per-segrate info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
L’importanza di coinvolgere i dipendenti: Giuseppe Grossi ha anticipato l’Employee Advocacy https://www.giuseppegrossi.it/mc/470/limportanza-di-coinvolgere-i-dipendenti-giuseppe-grossi-ha-anticipato-lemployee-advocacy

Tra le doti che hanno contraddistinto la figura professionale di Giuseppe Grossi si può sicuramente annoverare quella che lo vedeva preoccuparsi del benessere e delle sfaccettature di vita sul lavoro dei suoi dipendenti. Nonostante i suoi tempi di lavoro lo costringessero a girare ripetutamente tra un sito e un altro di quelli gestiti dalla Green Holding, infatti, non perdeva mai occasione di trasmettere e promuovere nei suoi ambienti i valori della solidarietà e della fiducia tra colleghi, una collaborazione orizzontale e trasversale in grado di alimentare la condivisione dei singoli know-how e la complementarietà degli operati di tutto il team.

Questa specifica attitudine, nel tempo, ha visto l'affermazione definitiva da parte degli studiosi del business management acquisendo ora la definizione di Employee Advocacy.

Per affrontare il tema non possiamo non partire con l'inserirlo all'interno del concetto di stakeholding, e cioè di tutti quegli attori sociali (singolari o collettivi) che si relazionano con un certo interesse nei confronti dell'impresa e che con essa hanno una qualche relazione di influenza. I cosiddetti portatori d’interesse, dunque, possono annoverarsi sia tra chi ha un qualche rapporto economico-finanziario con l'azienda (stakeholder primari), sia tra coloro i quali, in qualsiasi misura, possono esercitare un'influenza più o meno attiva nei suoi confronti (stakeholder secondari).

In entrambi i casi, comunque, l'obiettivo dell'azienda risiederà nel valutare ogni tipologia di interesse e coltivarlo, alimentarlo, e generare continuità con l'engagement e le relazioni di fiducia, valorizzandone i feedback. Sono Siano, Vollero e Siglioccolo nel loro lavoro anticipatorio (datato 1999) "Corporate communication management" a integrare questo tema con "the process of seeking stakeholder views on their relationship with an organisation in a way that may realistically be expected to elicit them" (il processo di analisi delle opinioni intorno all'organizzazione e la modalità di gestione di tale sentiment), aggiungendo quindi la dimensione di rapporto bilaterale di fiducia tra lo stakeholder e l'impresa. E' una relazione sostenibile, che punta all'inclusione e anticipa quindi una vera e propria partecipazione[1].

Cominciamo ad intravedere le caratteristiche dell'obiettivo dell'Employee Advocacy, e cioè l'instaurazione del rapporto di fiducia (e la conseguente comunicazione di questa relazione) tra l'impresa e i suoi dipendenti, considerati questi come i primi stakeholders. Il loro pieno coinvolgimento, quindi, contribuirà sicuramente al miglioramento dei processi decisionali dell'impresa e alla massimizzazione della sua competitività sul mercato, rappresentando un enorme variabile di innovazione di prodotti e processi.

E' interessante analizzare il fenomeno e realizzare come sia soprattutto a seguito dell'avvento del digitale e dei social media che la collaborazione e l'attivismo dei dipendenti acquisisce una nuova centralità nel management, arrivando a ricoprire un ruolo prioritario all'interno del business aziendale.

In questo contesto di iper-connettività e smart-working l'autorevolezza delle fonti non ci proviene più dai media, dalla politica e dalle marche ma risiede nel passaparola dei più prossimi a noi. Nel contesto lavorativo, quindi, parliamo proprio dei dipendenti quando cerchiamo l'autenticità della comunicazione.

L'Employee Advocacy tratta proprio di questo, di un fondamentale asset valoriale come strategia di successo per il business e della promozione dell'azienda da parte delle stesse persone che la rappresentano.

Giuseppe Grossi, pioneristicamente, aveva già dotato gli ambienti di lavoro di sua competenza di questa prerogativa e, nella fiducia e nel rispetto tra pari, aveva fondato la sua idea di azienda. Promuovere e comunicare questi valori, già al tempo, rappresentava in pieno la trasposizione dell'Employee Advocacy nell'offline.

Lo scambio di contenuti e di idee, l'aumento di innovazione e della produttività attraverso l'amplificazione dei nostri discorsi circa l'azienda, l'esternazione dei pregi imprenditoriali attraverso i canali delle singole persone, rappresentano tutte chiavi che fanno di quest'approccio sistemico un punto di forza imprescindibile per chi vuole fare business.  Se, ad esempio, pensiamo a come i dipendenti di un'impresa abbiano collettivamente un numero 10 volte maggiore di interazioni e connessioni Linkedin rispetto ai followers aziendali ci rendiamo immediatamente conto della portata comunicativa di questo strumento.

L'efficacia massima dell'annuncio promozionale si ha quando è l'individuo singolo a parlare e non il brand, e questo perché la verifica della fonte attraverso cui si struttura il percorso di comprensione e metabolizzazione del messaggio raggiunge la sua ottimizzazione massima laddove sia rappresentata da un essere umano riconoscibile in un determinato profilo. Per lo stesso motivo, quindi, i contenuti condivisi dalle persone hanno in media il doppio delle interazioni rispetto a quelli promossi e divulgati dai marchi.

Per le aziende sarebbe quindi il caso di adeguarsi dotando i propri dipendenti di una giusta formazione all'uso professionale dei social media così da attivare in loro, oltre la consapevolezza, anche e soprattutto la partecipazione alle dinamiche aziendali che troverebbero nei loro singoli canali nuovi veicoli di divulgazione. Se guardiamo ad una recente ricerca di Linkedin sull'Employee Advocacy, infatti, notiamo come i manager commerciali e di marketing che sono soliti condividere in maniera regolare sui loro specifici canali socials contenuti di qualità registrino un incremento del 45% delle lead qualificate, hanno una maggiore attrattività nei confronti degli stakeholders[2].

A testimonianza, ancora una volta, di come la visione di Giuseppe Grossi sulla centralità dell'individuo nei confronti dell'azienda continui ad essere di stringente attualità, e che il suo testamento doti il Gruppo Green Holding di una indispensabile chiave gestionale che sopravvive nel tempo.

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Tue, 26 Mar 2019 19:06:55 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/470/limportanza-di-coinvolgere-i-dipendenti-giuseppe-grossi-ha-anticipato-lemployee-advocacy info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
I vantaggi di una holding familiare, la visione di Giuseppe Grossi https://www.giuseppegrossi.it/mc/469/i-vantaggi-di-una-holding-familiare-la-visione-di-giuseppe-grossi

A giudicare dallo storico delle aziende, i risultati migliori per le aziende familiari (molte delle quali PMI) si ottengono quando si ha a che fare con una holding controllante.

Anche su questo, quindi, possiamo affermare che Giuseppe Grossi con la sua Green Holding ha dato prova di estrema intelligenza imprenditoriale e lungimiranza nell'organizzazione del proprio business. Il posizionamento di una holding nel controllo dell'impresa familiare, infatti, risulta essere più conveniente, sia sul lato della redditività che su quello della gestione finanziaria, nonostante il fatturato aumenti più cautamente rispetto alle altre imprese.

Sono ormai tanti gli studi che certificano questo trend, tra i quali, ad esempio, Le holding dei gruppi italiani a controllo familiare redatto dagli economisti Guido Corbetta, Alessandro Zattoni e Fabio Quarato, realizzato con la collaborazione dell'Università Bocconi con Ernst & Young. Questa ricerca si focalizza sulle aziende familiari italiane, di cui una grande fetta è rappresentata dalle PMI, vero e proprio cardine dell'universo imprenditoriale del nostro Paese.

Parliamo quindi di realtà integralmente (o comunque in larga parte) di proprietà dell'imprenditore e della sua famiglia, all'interno delle quali temi come il passaggio generazionale e la gestione finanziaria rappresentano veri e proprio fattori critici.

Questo report, datato 2012 ma ancora estremamente attuale, si concentra sulle aziende familiari italiane che superano i 50 milioni di euro di fatturato e lavora sui dati dell'Osservatorio AUB, grazie ai quali possiamo vedere che il 38% delle imprese familiari è attualmente controllato da una holding.

A trarne vantaggio è la redditività, con un Roe (Return On Equity - ritorno sull'investimento azionario) che per queste aziende arriva a una media del 5,4%, quasi un punto percentuale in più rispetto agli altri modelli imprenditoriali. Come si può vedere dallo studio, poi, risultano più alti anche i valori di capacità di rimborso del debito, con un rapporto Pfn/Ebitda (variabile derivata dalla relazione tra la posizione finanziaria netta e il margine operativo lordo) per le aziende familiari controllate da una holding pari al 6,6, ben più alto rispetto al 5,6 delle altre imprese.

Un dato che controbilancia questo trend è, invece, quello relativo ai ricavi. Fatto 100 il fatturato del 2006, dopo tre anni le aziende controllate erano arrivate al 103 mentre le altre potevano raggiungere anche il 106. Da una parte, quindi, è evidente come il fatturato cresca più lentamente in questa tipologia d’imprese. Dall'altra, però, è altrettanto evidente come sul lungo periodo la crescita sia più costante e conti meno frenate di bilancio.

E' chiaro come Giuseppe Grossi sia riuscito a prevedere i vantaggi di questo genere di struttura, e ne abbia beneficiato impostando la propria azienda con una struttura familiare e controllata così da gettare solide fondamenta per un'impresa orientata al futuro.

Naturalmente non ci troviamo difronte allo stesso modello di holding per tutte le organizzazioni, abbiamo a che fare con realtà più o meno strutturate che vanno dal semplice "contenitore" di partecipazioni fino a società aventi diritto a compiti finanziari di più ampio respiro. Alla stessa misura anche l'organigramma e il flusso di controllo può avere diverse lunghezze, anche se nel 74,3% dei casi analizzati si tratta di un solo livello presieduto interamente dal capogruppo industriale, formula che assicura quasi sempre la migliore performance aziendale. Nel 22,5% dei casi ci troviamo difronte a imprese con catena di controllo a due livelli, mentre soltanto il 3,2% delle aziende studiate presenta strutture di tre o più livelli.

La migliore delle soluzioni, comunque, sembra essere il caso della catena di controllo corta con una holding patrimoniale, opzione abbracciata dall'82,8% dei casi, in cui spesso la società si limita a vendere o comprare le partecipazioni senza vantare alcun dipendente. In questa maniera si eviterà di aggravare il costo e di aggiungere inutili doppioni alle funzioni già presenti all'interno della società controllata.

Sono soltanto il 17,2% delle aziende familiari studiate ad avere una holding finanziaria, soluzione che presenta sicuramente una holding più articolata in cui non sono rari compiti di investimento, indirizzo finanziario e finanziamento. Sono le occasioni in cui spesso al di sotto della finanziaria è presente la stessa holding patrimoniale, e quindi in cui la catena di controllo finisce con l'allungarsi a dismisura.

"La funzione principale delle holding rimane quella di controllo", afferma l'economista Alessandro Zattoni, per poi aggiungere come "non servono a favorire l’ingresso in nuovi business, dato che nel 57% dei casi i gruppi sono addirittura monobusiness. Sono proprio le holding a vedere più spesso un familiare nel ruolo di vertice, in circa i tre quarti dei casi. Questo leader è spesso anche il leader della società caposettore. Il controllo si esplica, soprattutto, attraverso la presenza nel consiglio di amministrazione. Basti pensare che nel 60% dei casi almeno un terzo del CdA della caposettore è rappresentato da consiglieri della holding e nel 39% dei casi lo è più di metà del CdA".

Per continuare l'analisi possiamo poi notare come la forma più utilizzate per le holding sia quella della società per azioni (S.p.a.) nel 41,9% dei casi, seguita dalla società a responsabilità limitata (S.r.l.) nel 34,2%, da società di diritto estero nel 13,2% e, infine, dalle società di persone e da quelle in accomandita per azioni, rispettivamente al 5,9% e 4,7%.

"Non necessariamente la struttura complessa è sinonimo di prestazioni migliori" spiega Paolo Zocchi, partner Ernst & Young e Family Business Center of Excellence Leader per Italia, Spagna e Portogallo, riferendosi "in particolare ai gruppi di medie dimensioni. La ricerca mostra i come in molti casi strutture di gruppi semplici possano generare performance (sia in termini di crescita dei ricavi che di redditività) più elevate forse perché più flessibili e reattive e quindi più veloci nell’adeguarsi alle mutevoli condizioni di mercato. Solo nella misurazione delle performance legate all’indebitamento i gruppi articolati e/o complessi sono in grado di raggiungere risultati superiori alla media sfruttando al meglio tutte le sinergie della propria organizzazione"[1].

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Fri, 15 Mar 2019 20:04:45 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/469/i-vantaggi-di-una-holding-familiare-la-visione-di-giuseppe-grossi info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
Premio di studio Ambienthesis in memoria di Giuseppe Grossi - Ambiente e territorio https://www.giuseppegrossi.it/mc/468/premio-di-studio-ambienthesis-in-memoria-di-giuseppe-grossi---ambiente-e-territorio

La società Ambienthesis S.p.A., con il patrocinio e in collaborazione con la Città di Orbassano, istituisce in memoria del suo fondatore Giuseppe Grossi il premio di studio “Ambiente e Territorio”, che ha come destinatari gli autori di tesi di laurea che abbiano come soggetto di studio l’ambiente e la salvaguardia del territorio.

Possono partecipare alla selezione i residenti nel Comune di Orbassano che abbiano conseguito laurea di primo o di secondo livello nel periodo compreso tra il primo gennaio 2018 e il 15 aprile 2019, con votazione minima 104/110, discutendo una tesi inerente all’ambiente e alla salvaguardia del territorio in ambiti quali, a titolo di esempio:
1) il ciclo di valorizzazione dei rifiuti 2) l’architettura del paesaggio 3) l’educazione ambientale 4) la normativa ambientale 5) la riqualificazione e la salvaguardia dei territori 6) valorizzazione di paesaggi quali, ad esempio, temi di pianificazione territoriale, mobilità sostenibile, design sistemico, economia circolare, diritto ed economia ambientale.

In palio 3 borse di studio da 1.000 euro l'una.

La partecipazione è libera e gratuita

Maggiori informazioni sul sito del Politecnico Torino

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Fri, 8 Mar 2019 20:21:25 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/468/premio-di-studio-ambienthesis-in-memoria-di-giuseppe-grossi---ambiente-e-territorio info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
Il passaggio alla gestione degli impianti ecologici, un intelligente cambio di rotta da parte di Giuseppe Grossi https://www.giuseppegrossi.it/mc/467/il-passaggio-alla-gestione-degli-impianti-ecologici-un-intelligente-cambio-di-rotta-da-parte-di-giuseppe-grossi

Una volta esauritasi la spinta imprenditoriale nei confronti della siderurgia e nell'impiantistica di settore, avviata molti anni prima grazie alla sua arguzia imprenditoriale e al salvataggio di numerose società finite sotto il suo controllo, Giuseppe Grossi vide nel passaggio alla gestione degli impianti ecologici un potenziale cambio di rotta da parte delle sue imprese e una nuova occasione di generare lavoro e profitto.

Ed è per questo motivo che quella che al tempo era la Walde S.p.A, nata nel 1976 grazie ai risultati economici ottenuti precedentemente attraverso le varie società Coi.Ter (Edil, Meccanica, Verniciature, Tecnolegno, Gas) S.r.l, fu necessariamente riconvertita in settori più favorevoli al mercato, in particolare quello dell'Ecologia. Fu necessario un ulteriore passaggio, quando grazie all'acquisizione di Service Ambiente S.p.A. di Bergamo la Walde poté ottenere anche le dovute qualificazioni all'Albo Costruttori per accedere alle gare di appalto del settore, divenendo poi, nel 1994, la Walde Ambiente S.p.A.

A partire da quella data, fino al 2000, questa azienda si occuperà del completamento degli impianti ecologici avviati da Service Ambiente (depuratori di Belgioso e di Rivolta D'Ada), del proseguimento dei lavori sul Termovalorizzatore di Dalmine, della metanizzazione di Colico (SA) e di una serie di altri interventi richieste da clienti privati.

Il business ecologico, infatti, oltre a prevedere la generazione di un profitto attraverso operazioni e processi trasparenti e sostenibili, si pone obiettivi quali la riduzione degli impatti ambientali (come, ad esempio, l'emissione di CO2), la difesa dell'ambiente attraverso la prevenzione e la ricerca di soluzioni ecologiche, la sostituzione delle energie ad alto tasso d'inquinamento con la produzione di energia da fonti rinnovabili, la diffusione e lo sviluppo di pratiche sostenibili, così come la progressiva commercializzazione di prodotti e servizi ecologici che trasversalmente toccano le aziende, la società e l'economia in generale, e, in ultimo, l'utilizzo di biocarburanti che via via renderebbero la dipendenza dai Paesi dell'OPEC sempre meno necessaria.

Il punto di arrivo sarà la costruzione di un sistema socioeconomico fondato sul risparmio delle risorse naturali attraverso un progetto di business che realizzi un insieme di normative di gestione e prevenzione. Si parla di una maniera del tutto nuova di guardare al concetto di sviluppo, tesa a ridefinire nuovi valori che andranno, quindi, a costituire una società rinnovata. Ci si baserà sui criteri di sostenibilità ambientale lavorando per la realizzazione di politiche ambientali e sistemi di gestione, con un occhio sempre vigile nei confronti delle materie prime e delle attività di ripristino[1].

Per quanto riguarda il caso di Giuseppe Grossi, poi, la continua ricerca dell'eccellenza e dell'avanguardia dei mezzi e dei processi ha permesso alle varie aziende che si sono sviluppate, ora racchiuse tutte sotto il grande insieme del Gruppo Green Holding S.p.A, di rendere i rispettivi impianti e siti di trattamento rifiuti anche accessibili al pubblico, con lo scopo di generare informazione intorno a questi processi. Questo è testimoniato, ad esempio, dalle diverse Giornate di Primavera attraverso le quali Rea Dalmine si è aperta alla visita del pubblico e ha potuto mostrare il funzionamento del sito e il suo impatto reale sul territorio.

La comunicazione nei confronti degli stakeholders, primi tra tutti la comunità locale che ospita i siti di trattamento, è un aspetto fondamentale per l'implementazione del business ecologico, sensibilizza e quasi sempre è in grado di ottenere una notevole partecipazione. Si può portare l'esempio di UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente), che da sempre opera per sostenere e potenziare l'informazione ambientale nelle aziende, riuscendo nel suo compito anche grazie a altre organizzazioni internazionali[2].

E' indispensabile, quindi, trasmettere agli attori sociali che circondano queste aziende di trattamento rifiuti il come si opera, i vantaggi che se ne traggono e tutte le diverse metodologie che permettono alle comunità di vivere in un ambiente più pulito e preservato.

Il Gruppo figlio del lavoro di Giuseppe Grossi si pone così come una realtà in grado di applicare i più alti standard in materia di tutela dell'ambiente, attenendosi a ogni prescrizione della normativa, mantenendo allo stesso tempo un atteggiamento proattivo anche mediante il mantenimento delle proprie certificazioni, andando alla continua ricerca del miglioramento delle proprie performances ambientali.

Una realtà in grado di ricercare le soluzioni più avanzate per il trattamento e il recupero dei rifiuti industriali e dei siti inquinati, con lo sguardo sempre verso una crescita economica che non infici sull'equilibrio dell'ecosistema. Tutte le aziende del Gruppo, infatti, sono volte in primis alla rigenerazione, sia essa dei terreni, dei rifiuti o delle discariche. Questo è un dato importante, che attesta come ci siano stati importanti investimenti economici salvaguardando allo stesso tempo le risorse umane che contribuiscono a tale fine.

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Thu, 7 Mar 2019 20:03:50 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/467/il-passaggio-alla-gestione-degli-impianti-ecologici-un-intelligente-cambio-di-rotta-da-parte-di-giuseppe-grossi info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
L’estetica come elemento principe dell’impresa, Giuseppe Grossi e la sua passione per il giardinaggio https://www.giuseppegrossi.it/mc/466/lestetica-come-elemento-principe-dellimpresa-giuseppe-grossi-e-la-sua-passione-per-il-giardinaggio

Durante la sua carriera Giuseppe Grossi ha sempre mantenuto un certo rigore nel giudizio estetico che legava a se la sua azienda, tanto da ricercarne l'accuratezza ovunque si trovasse a operare, in tutte le sue sedi e, al massimo consentito, negli impianti dove l'impresa ha operato nel corso della sua longeva vita.

L'imprenditore aveva così sviluppato un'autentica passione per il giardinaggio, in particolare quello delle rose, tanto da metterne in pratica diversi esempi negli impianti che ha diretto nel corso della sua esperienza lavorativa.

D'altronde i benefici apportati dal giardinaggio sono diversi, relax e divertimento su tutti, tanto da essere praticato in Italia da un individuo su tre.

Paesaggistica e attenzioni nei confronti del verde apportano un contributo significativo al welfare aziendale e alla qualità della vita dei lavoratori, dal momento che è studiato come frequentare spazi verdi e goderne la rispettiva flora trasmette alle persone un senso di connessione con la natura, agevola corpo e mente e distende i legami sociali rendendoli più fruibili e pacificati. Inoltre la creazione di un polo di coesione e collettività per i dipendenti rappresenta anche un vantaggio a favore del team building e dell'armonia tra colleghi[1].

GfK ha prodotto un indagine su un campione di 17 Paesi, includendo nell'analisi oltre 23mila persone, dove si evince che è l'Australia lo Stato dove ci si dedica maggiormente a questo hobby, seguito da Cina, Messico, Stati Uniti e Germania.

In Italia la media è in linea con quella degli altri Paesi analizzati, con il 7% dei partecipanti al sondaggio che dichiara di occuparsi del giardinaggio ogni giorni, il 25% di farlo almeno una volta a settimana, il 19% una al mese e il 21% meno di frequente. Il 28%, poi, ha affermato di non essercisi mai dedicato.

Un dato importante riguarda la differenza di genere, completamente annullata per quanto concerne questo passatempo. Uomini e donne, infatti, impiegano una quantità di tempo abbastanza simile per quanto concerne il giardinaggio.

Andandoci a focalizzare invece sulle differenze di età, invece, emergono le stime più interessanti: sono gli over 60 a impiegare più tempo in questa attività (un 45% dei partecipanti al sondaggio), di cui soltanto il 20% ne è estraneo.

Mentre a livello internazionale, poi, sono i trentenni a occupare la seconda posizione in questa graduatoria, in Italia il 37% della fascia d'età tra i quaranta e i quarantanove anni dichiara di praticare quotidianamente attività di gardening, posizionando questa classe al secondo posto dopo gli ultra sessantenni. Com'è facilmente intuibile, poi, sono i teenager a occupare il gradino più basso di questa graduatoria, facendo registrare un 59% di latitanza dal settore.

In maniera intuibile, inoltre, le percentuali variano anche in base allo stato di residenza: i proprietari dell'immobile si occupano di giardinaggio più frequentemente (34% dei casi) dei semplici affittuari (25%) o di chi vive in un condominio (18%)[2].

"Il giardinaggio è un percorso accidentato, pieno di fatiche e delusioni, ma anche di risultati positivi. Per quest’arte occorre pazienza, forza d’animo e osservazione. Servono tempi lunghi, s’impara sbagliando, non bisogna scoraggiarsi davanti ai primi insuccessi. Costruire un giardino è come creare un’opera d’arte: sono fondamentali ispirazione, impeto e passione". Sono state queste le parole impiegate da Serena Dandini nella presentazione del suo libro Dai diamanti non nasce niente, opera volta ad omaggiare la sua passione per il giardinaggio e la botanica.

Questo hobby ha tra i suoi punti a favore il presentarsi come una passione antica, non elitaria, trasversale tra le età, migliorativa, rilassante e, soprattutto, completamente aderente al rinnovato bisogno di verde che si afferma in tutto il mondo.

Tanto da essere abbracciata da sempre più persone, politici come Konrad Adenauer e Clement Attle, sovrani come Elisabetta II e Grace Kelly, star del cinema come Clark Gable, Audrey Hepburn, Ingrid Bergman, Peter Sellers, e musicisti come Ringo Starr, che da anni conferma la sua partecipazione al Chelsea Flower Show. Anche numerose star di oggi ne abbracciano la filosofia, dedicando tempo e denaro alla botanica o alla coltivazione di orti. Ne forniscono un esempio Jake Gyllenhall, Julia Roberts, Mark Ruffalo, Gwyneth Paltrow, Reese Whiterspoon e Nicole Kidman, tra gli altri, capaci anche di fare impresa nel settore e produrre frutta e verdura. Oppure Sting e Oprah Winfrey, che hanno fondato aziende di giardini e ortaggi biologici, olii e vini ripercorrendo tecniche rispettose del terreno e dei consumatori.

L'amore per il verde figura quindi come un vero e proprio toccasana, tanto che l'ex First Lady Michelle Obama con una mossa politica è arrivata a costruirci sopra un'intelligente campagna di sensibilizzazione nei confronti dell'alimentazione sana e della riforestazione del pianeta[3].

La prospettiva di rendere più verdi le città, e nello specifico i luoghi di lavoro, ha preso piede in maniera esponenziale durante gli anni, e ha visto molte grandi aziende tracciare la via per prime così da farsi seguire dalle altre realtà più piccole.

Negli Stati Uniti, ad esempio, esistono i corporate gardens che vengono adibiti negli spazi esterni delle organizzazioni al fine di coltivare frutta e verdura che poi i dipendenti possono portare a casa e consumare. Tra le imprese che per prime hanno incentivato questa buona pratica vi sono Google, Yahoo, la Timberland, la Toyota di Georgetown, e addirittura la PepsiCo che ha un suo giardino aziendale rigorosamente biologico.

Per lo stesso principio la Microsoft ha creato Urban Farming, un sistema di autoproduzione di alimenti nel campus di Redmond dove sono state allibite micro-serre avveniristiche per coltivare direttamente frutta e verdura.

E' la stessa connotazione urbana a rimodellarsi, com’è avvenuto ad esempio a Detroit che, dovendo fare i conti con la crisi dell'auto e la chiusura di gran parte del settore trainante della città, sono ha visto rimpiazzare gli impianti con circa 1400 orti a disposizione dei cittadini, un intero quartiere agricolo e 45 fattorie scolastiche, per una produzione di 200 tonnellate di frutta e verdura fresca annua, divenendo in questo modo un modello di sviluppo urbano per tutto il mondo.

In Italia la storia degli orti aziendali è più recente, ma può contare oggi su esempi reiterati che possono finalmente tracciare una via da percorrere per le altre imprese.

La Diesel di Renzo Rosso permette ai bambini dell'asilo aziendale, ad esempio, di congiungersi ai genitori per occuparsi della coltivazione dell'orto, così come l'Unicredit da poco tempo ha collocato due giardini botanici sulle terrazze delle due torri della sede di Milano, in modo da concedere ai dipendenti di recarcisi in qualsiasi momento della giornata. Un altro buon esempio lo fornisce Bottega Veneta con il suo giardino Eco-Food, allestito per offrire ai dipendenti sia prodotti freschi a km0 che un'area di relax a contatto con la natura.

Innegabili i benefici apportati ai dipendenti, che in questo modo durante le ore lavorative possono beneficiare del giardinaggio, diminuendo stress e tensioni e liberando la mente ad un rinnovato margine di creatività.

Questi plus hanno fatto sì che proprio a Milano nascesse una onlus, Orti d'Azienda, impegnata nella progettazione e realizzazione di orti aziendali, tanto da recitare nel suo statuto come "si individua l’area per le coltivazioni, che può essere più o meno estesa, e dopo si realizza la struttura dell’orto i cui prodotti possono essere destinati ai dipendenti, ai membri delle associazioni convenzionate o alle associazioni caritatevoli. Il tutto viene poi seguito da un gruppo di gestione interno all’azienda e con il passare dei giorni l’orto diventa un luogo di aggregazione per i dipendenti, di accoglienza per i visitatori, di integrazione per lavoratori stranieri o per i nuovi assunti"[4].

Quella che Giuseppe Grossi aveva intravisto come un'attività indispensabile, quindi, si è confermata nell'arco del tempo come una chiave di successo per le imprese più attente alle risorse e all'ambiente, tanto che oggi un'azienda che guarda con attenzione la green economy è oggettivamente considerata un'impresa attenta alla brand reputation e alla sua corporate responsability.

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Fri, 1 Mar 2019 15:09:26 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/466/lestetica-come-elemento-principe-dellimpresa-giuseppe-grossi-e-la-sua-passione-per-il-giardinaggio info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
La gestione dei rifiuti, un business che offre un servizio necessario al territorio https://www.giuseppegrossi.it/mc/465/la-gestione-dei-rifiuti-un-business-che-offre-un-servizio-necessario-al-territorio

Uno dei meriti maggiori che ha avuto Giuseppe Grossi nel corso della sua carriera è stato quello di aver saputo individuare un settore, quello della gestione dei rifiuti, che al tempo era del tutto privo di una struttura e di un'organizzazione, ed essere stato quindi il promotore di un servizio necessario al territorio.

Andando ad analizzare il fenomeno, infatti, possiamo facilmente costatare come ogni italiano, in media, produce 497 kg di rifiuti urbani annui, dei quali il solo 51% viene sottoposto a riciclaggio e compostaggio andando a ridurre sensibilmente il relativo impatto ambientale.

Sono dati, questi, in linea con i restanti Paesi dell'Unione Europea, che dimostrano come lavorando con attenzione, trasparenza e senso civico si possano raggiungere livelli, se non ancora ottimali, quantomeno più che decenti da un punto di vista operativo.

Nel corso del tempo, naturalmente, la concezione stessa di gestione del flusso dei rifiuti si è modificata andando in direzione di quella che oggi viene definita un'economia circolare, un minimizzare sempre di più gli sprechi in favore del riutilizzo o della conversione dei materiali in energia.

La raccolta differenziata, in questo senso, si pone come uno degli strumenti che a oggi sono più in grado di rendere l'ambiente pulito e libero dagli scarti. In questo senso nel panorama europeo la medaglia di Paese più virtuoso se la aggiudica la Germania (con cifre di raccolta attorno al 66%), mentre agli ultimi posti si trovano Malta (8%) e Romania (15%). Dal canto nostro, secondo i dati ISPRA 2016, si registra purtroppo ancora un netto dislivello tra il Nord Italia, più alfabetizzato in questo senso (64,2%), e Sud Italia (37,6%), che stabilizza il nostro Paese intorno al 48,6%.

Durante gli ultimi incontri sul tema da parte dell'Unione Europea sembra chiaro come ci sia molta ambizione nei confronti di questa inversione di rotta, essendo stati decisi i nuovi obiettivi vincolanti per il riciclo, così come per la gestione degli imballaggi e delle discariche. Entro il 2025, infatti, almeno il 55% dei rifiuti urbani dovrà essere recuperato, riorganizzando al contempo l'utilizzo delle discariche che entro il 2035 potranno ospitare massimo il 10% del totale delle rifiuti[1].

Anche in questo caso l'impostazione che Giuseppe Grossi ha dato alle sue aziende sembra centrata e lungimirante, avendo avviato all'interno dei propri siti di trattamento sistemi d’innovazione tecnologica e di ottimizzazione dei processi volti a rendere ogni operazione a impatto minimo. Creando al contempo le condizioni per non gravare sull'ambiente e sulla popolazione, senza impedire agli stessi impianti di generare energia utile.

Questo perché la gestione dei rifiuti non tocca esclusivamente i materiali urbani, prodotti cioè dalla popolazione con le sue attività quotidiane, ma comprende su scali molto più grandi anche i rifiuti industriali, quali scarichi delle acque reflue e emissioni atmosferiche, che ne rappresentano forse la fetta più inquinante.
Purtroppo a oggi l'Italia è ancora priva di una visione d'insieme in merito al tema dei rifiuti, soprattutto urbani, e si affida man mano alle singole amministrazioni per gestire un problema che spesso travalica le loro possibilità. Il numero di abitanti, l'estensione del territorio, la disponibilità di impianti di trattamento o discariche, così come di inceneritori e centri di smaltimento, le risorse economiche, sono tutti fattori che rendono questa gestione spezzettata estremamente difficile da sostenere e molte volte fallimentare.

Il servizio di ritiro e smaltimento dei rifiuti urbani viene finanziato mediante la tassazione locale, il cui importo varia a seconda del sistema scelto dal Comune di competenza a seconda delle dimensioni dell'abitazione e della conseguente stima dei rifiuti prodotti in media. Quasi sempre sono le aziende ad occuparsi di tutto ciò, aggiudicandosi bandi e facendosi quindi carico della raccolta e dello smaltimento attraverso un contratto con l'amministrazione.

La raccolta differenziata, che interessa in particolare quattro grandi tipologie di rifiuti quali carta, vetro, acciaio e plastica (oltre a quelle più limitate, come medicinali, pile, ecc...), comporta una spedizione del materiale raccolto verso le stazioni di trasferimento, impianti di smistamento o compattamento, per poi proseguire verso gli impianti finali adibiti, invece, al trattamento. Questi passaggi sono essenziali dal momento che, ad esempio per la plastica, i sistemi di trattamento variano a seconda dei polimeri degli oggetti. In questo caso è interessante verificare come intervengano tecnologie all'avanguardia quali ad esempio l'utilizzo di onde elettromagnetiche in grado, attraverso il loro riflesso, di distinguere i materiali sul nastro e di rendere ancora più efficiente il tutto.

Ciò che ne fuoriesce viene quindi suddiviso per tipologia, immagazzinato e in seguito ceduto alle varie industrie che lo lavora per un nuovo ciclo di consumo.

Anche il vetro, l'alluminio e la carta subiscono un procedimento analogo, passando per una selezione fino al loro definitivo recupero. La carta, nello specifico, è sicuramente tra i materiali più riciclati, finendo nei fogli o cartoni derivati al 100% da riciclo oppure in materiale più solido attraverso un giusto mixaggio con le diverse preparazioni frutto del trattamento del legno. Così come il 90% dei sacchetti, delle scatole e dei giornali, che viene realizzato completamente attraverso l'impiego di carta riciclata.

Se pensiamo al vetro e all'alluminio, poi, è ancora più semplice capire come si stia parlando di materiali con una resa ancora migliore che potenzialmente potrebbero essere recuperati infinite volte. In Italia, ad esempio, oltre il 70% delle bottiglie di vetro si produce mediante il materiale derivante dai cicli di differenziata.

Ridurre gli effetti sulla natura e sull'ambiente da' la possibilità a tutti, amministrazioni, imprese e cittadinanza, di risparmiare e allo stesso tempo di recuperare risorse naturali dagli stessi scarti. In più stabilisce un'ulteriore fetta di quel sistema immenso che è il processo dei rifiuti andando a completare il quadro di una gestione integrata in grado di assicurare continuità e stabilità a tutta l'Italia. Un sistema che Giuseppe Grossi, al tempo, aveva intuito e supportato, dimostrando una visione già consapevole di come attraverso un'etica forte e le doverose competenze si potesse avviare un circolo virtuoso indispensabile al Paese e ai suoi fantastici territori.

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Thu, 21 Feb 2019 18:40:00 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/465/la-gestione-dei-rifiuti-un-business-che-offre-un-servizio-necessario-al-territorio info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
La valorizzazione passa attraverso il risanamento ambientale https://www.giuseppegrossi.it/mc/464/la-valorizzazione-passa-attraverso-il-risanamento-ambientale

Ci troviamo fortunatamente in un periodo che vede un'accresciuta consapevolezza da parte di tutti delle tematiche ecologiche e della situazione emergenziale che siamo obbligati ad affrontare in tema di risanamento dell'ambiente.

Dobbiamo lavorare sempre più con una logica di sostenibilità dei modelli di produzione e degli interventi effettuati, attuando recupero, riciclo e smaltimento in maniera ecologica. Recuperando e riqualificando aree e ambienti dall'abbandono o dall'inquinamento per tutelare allo stesso tempo il patrimonio naturale del nostro Paese.

Il Gruppo Green Holding fondato da Giuseppe Grossi persegue esattamente questo scopo, operando su tutti gli anelli della grande catena della gestione dei rifiuti con un approccio sinergico ed integrato. Attraverso ingegno, metodologie ecosostenibili, ricerca e innovazione, lo scopo è di realizzare e se possibile abbattere i livelli massimi d’inquinamento decretati dalla Comunità Europea, come avviene ad esempio nell'impianto di Rea Dalmine che vanta valori di oltre il 70% sotto la soglia.

Naturalmente il tema del risanamento ambientale assume un ruolo centrale in questa prospettiva, dal momento che la bonifica e quindi la sanificazione di impianti e terreni ne consente di fatto il recupero, inscrivendosi a pieno in quella che si può considerare un'economia circolare.

"Mi auguro che la filosofia che ispirerà l’operato dei ministri non sia quella di cercare soluzioni rabberciate e frettolose - ha dichiarato pochi giorni fa Patrizia Gentilini, medico oncologo ed ematologo, membro di Isde e Medicina Democratica - ma di andare alla radice dei problemi, ricercarne le cause e rimuoverle il più possibile, operando quindi nell’ottica della prevenzione primaria, ben sapendo che ciò che può apparire un costo grazie al risanamento dell’ambiente è in realtà un grande risparmio in termini non solo di sofferenza ma anche economici".[1]

Le attività di bonifica intervengono su un problema tangibile, che è la contaminazione ambientale. Ma soprattutto rappresentano una potenzialità per il territorio se andiamo a considerare il ritorno economico, l'innovazione che si genera e la possibilità di riutilizzo delle aree risanate. Restituire le aree al proprio utilizzo in un periodo come questo di saturazione generale rappresenta un'incredibile opportunità che dobbiamo saper sfruttare.

Guardando i dati sulla presenza di amianto in Italia, ad esempio, è di circa un mese fa il censimento che registra la presenza di 370.000 strutture ancora fuori norma (per un totale di 58milioni di m2 di coperture) di cui 50.744 di edilizia pubblica.[2] Sono valori, questi, che ci dicono che la strada è ancora lunga e rimane molto lavoro da fare.

Operando sempre in maniera trasparente, rispettando le normative e con la massima innovazione tecnologica in grado di minimizzare i fattori inquinanti, quindi, quella del risanamento ambientale è una strada che dobbiamo perseguire trasversalmente tra istituzioni, imprese e persone che convivono in uno stesso territorio.

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Tue, 12 Feb 2019 17:50:52 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/464/la-valorizzazione-passa-attraverso-il-risanamento-ambientale info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
La solidità di un’azienda parte dal rispetto dei dipendenti: la lezione di Giuseppe Grossi https://www.giuseppegrossi.it/mc/463/la-solidita-di-unazienda-parte-dal-rispetto-dei-dipendenti-la-lezione-di-giuseppe-grossi

Tra i manager che hanno avuto la fortuna di condividere un percorso professionale con Giuseppe Grossi nell'arco della sua lunga carriera imprenditoriale rimane viva la convinzione di come, nonostante i modi risultassero a volte molto duri e diretti, da parte del fondatore del Gruppo Green Holding persistesse sempre un enorme rispetto nei confronti di ogni figura o dipendente lavorasse nella sua azienda.

La sua figura ha saputo trasmettere all'interno dell'organizzazione un senso di estrema fiducia tra colleghi, un sistema collaborativo capace di generare una messa in comune di competenze, esperienze e know-how complementari. Sembrava in grado di rispettare e valorizzare l'aspetto umano del proprio team di lavoro, dall'ultimo degli impiegati fino ai vertici della classe dirigenziale, manifestandolo in una serie di comportamenti o atteggiamenti che nel Gruppo in molti ricordano.

Il rispetto nei confronti dei dipendenti è ancora oggi un elemento cardine per il corretto funzionamento di un'azienda, per permettere a tutti gli ingranaggi di girare assieme e far si che l'intero meccanismo ne colga i meriti che si manifesteranno in performances sempre maggiori.

Un'indagine condotta dalla Georgetown University e pubblicata sulla Harvard Business Review, capace di coinvolgere circa 20.000 dipendenti di aziende sparse in tutto il mondo, ci informa infatti che il rispetto nei confronti di dipendenti e collaboratori risulta essere il requisito principale in dote a un leader. Secondo l'autrice dell'analisi, purtroppo, “i leader hanno una conoscenza parziale di ciò che significa rispetto sul lavoro, quindi tutti gli sforzi per creare un ambiente rispettoso, fatti con le migliori intenzioni, potrebbero non essere all’altezza della situazione”.

Per rispetto sul lavoro qui bisogna prendere in considerazione il rispetto dovuto per realizzare il bisogno di sentirsi parte di un gruppo assieme a quello guadagnato, tradotto in una forma di riconoscimento a chi eccelle rispetto alle aspettative iniziali. L'abilità del leader qui sta nel formare un ambiente all'interno del quale si crei quel giusto bilanciamento tra le due tipologie di rispetto sopracitate, in modo da generare una sinergia di squadra e allo stesso tempo valorizzare le specificità dei singoli.

Laddove non si rispetta adeguatamente il personale, o si verifichi una netta sproporzione tra dovuto e guadagnato, si manifestano ambienti eccessivamente tayloristici, in competizione, schiacciati dalla burocrazia o privi di qualsiasi senso di appartenenza. In questi ambienti, sempre secondo lo studio, l'80% del personale sottrae un'ampia fetta di tempo al lavoro per rimuginare sulle mancanze di rispetto, e questo si traduce in un 48% di dipendenti che volontariamente riducono gli sforzi nei confronti delle proprie mansioni.

La mancanza di rispetto, oltre a propagarsi in maniera esponenziale all'interno del posto di lavoro, poi, viene anche percepita dai clienti come una nota di demerito per l'intera organizzazione.

Al contrario, l'empatia, il senso di appartenenza, lo sviluppo creativo e di responsabilizzazione personale rappresentano tutti fattori facilmente stimolabili in un'ambiente rispettoso e alla pari.

E' il caso di Televerde, una società di marketing B2B analizzata sulla Harvard Business Review da parte di Kristie Rogers, che, lavorando con i detenuti, riporta come questi si siano trasformati "da carcerati a professionisti", il tutto senza la necessità di stravolgere organizzazione, core business o HR management, ma lavorando semplicemente sulla trasmissione di rispetto all'interno dei propri ambienti. Ai manager non è affidata soltanto la scelta e il coordinamento delle persone alle rispettive mansioni, ma si chiede anche l'impiego di "costruire un luogo di lavoro che permetta ai dipendenti di diventare la migliore versione possibile di se stessi”[1].

Niente di diverso dalla linea guida portata avanti da Giuseppe Grossi all'interno delle proprie aziende, dove, ad esempio, aveva addirittura la premura di chiamare un autista per accompagnare una segretaria a casa in una serata in cui aveva prolungato il suo lavoro oltre l'orario ordinario.

Il comportamento dei vertici aziendali non è soltanto una linea guida, il classico buon esempio da ripetere a cascata, ma rappresenta la variabile più importante per le performances aziendali in grado di fare la differenza sul bilancio dell'impresa.

Un'indagine dal nome WorkForce in Europe 2018 portata avanti da Adp, multinazionale statunitense di gestione e amministrazione del personale, e condotta su oltre 10.000 lavoratori lungo tutto il continente, di cui 1.300 nel nostro Paese, ha infatti svelato che di un 32% dei lavoratori che manifestano una svogliatezza produttiva, il 22% imputa questa deficienza alla cattiva gestione da parte dei manager. Addirittura se andiamo a considerare il solo settore manifatturiero, la percentuale di dipendenti che dichiarano di non svolgere al massimo la propria mansione a causa dell'incompatibilità con i dirigenti sale al 38%[2]. Così come afferma la Segretaria UIL Lombardia Serena Bontempelli, quindi, il mantenimento di un adeguato e rispettoso clima aziendale per un dipendente di medio-lungo corso "è l'elemento che conta di più rispetto al salario e ai benefit".

E' per questo motivo che esistono ad oggi dei premi per valutare e misurare le iniziative migliori dei manager volte a questo obiettivo, come ad esempio l'annuale Randstad Award[3].

E' tutto l’Humanistic Management a confermare quello che Giuseppe Grossi sosteneva e aveva anticipato, e cioè che curare il rapporto con i dipendenti e manifestare loro il dovuto rispetto, prima, naturalmente, come esseri umani, e dopo come lavoratori, rinforza l'intero sistema-ambiente e apporta successi e prosperità all'organizzazione nel suo in

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Fri, 1 Feb 2019 19:27:30 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/463/la-solidita-di-unazienda-parte-dal-rispetto-dei-dipendenti-la-lezione-di-giuseppe-grossi info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
Affermarsi e crescere durante il boom economico, l’Italia vista da un imprenditore https://www.giuseppegrossi.it/mc/462/affermarsi-e-crescere-durante-il-boom-economico-litalia-vista-da-un-imprenditore

Giuseppe Grossi si è affermato come imprenditore di successo durante gli anni del boom economico, quando l'Italia aveva davanti a se un ampio margine di crescita e le possibilità per chi faceva impresa erano pressoché infinite.

Le attività creatasi a partire dal dopoguerra, infatti, erano completamente nuove rispetto a quelle che popolavano il territorio fino agli anni Quaranta e Cinquanta.

Molte imprese furono create da ragazzi che per primi individuarono l'opportunità di inserirsi in questo nuovo ciclo di consumi e di investimenti, pubblici e privati. Basti citare, ad esempio, Luciano Benetton (creatore dell'impresa a 30 anni), Leonardo del Vecchio (23 anni), Steno Marcegaglia (prima produzione siderurgica a 29 anni), Giorgio Armani (30 anni), Giorgio Squinzi (che fonda la Mapei a 27 anni) su tutti.

Il diffondersi di mezzi di locomozione creava una domanda di veicoli, di pezzi di ricambio e di manutenzione inaudita, così come il trasformarsi degli stili di vita imponeva un rapido cambio di marcia da parte di abbigliamento, alimentari e arredamento. Inoltre venivano alla luce le potenzialità del turismo, con un fervore di piccole e medie attività che cominciavano a dispianarsi per tutto il territorio d'Italia.

I nuovi giovanissimi imprenditori allestirono in quegli anni una nuova struttura produttiva che andò a sovrapporsi alle industrie già esistenti come la Fiat, l'Olivetti, l'ENI, Montecatini, Edison e l'Ansaldo, per citarne alcune, ma che dimostrò come, seppur disordinatamente e senza avere mai una salda regia istituzionale, gli italiani fossero in grado di crescere e svilupparsi senza dipendere eccessivamente dagli investimenti stranieri.

E così nonostante la scarsezza di capitali, l'enorme crescita di domanda di beni e servizi permise all'economia di vivere un vero e proprio boom, e agli individui privi di una formazione specifica di avviare realtà in grado di generare guadagno e lavoro. Un altro fattore importante era caratterizzato dal basso costo di immobili e manodopera, oltre che a un ridotto importo delle tasse e una minore influenza della burocrazia.

Negli anni Settanta videro poi la nascita dei cosiddetti distretti industriali, intere aree specializzate su settori mirati che vedevano un agglomerarsi di piccole e medie imprese, spesso allestite proprio da ex operai delle fabbriche. Questi distretti permettevano alle imprese produttrici di avvalersi di fornitori specializzati, di componenti e di servizi, creando un circolo operativo in grado di soddisfare i bisogni di tutte le realtà.

Nel frattempo continuavano a cambiare gli stili di vita, e così si vedeva la nascita di nuove attività commerciali spinte e portate avanti da imprenditori ormai in possesso di diploma o laurea, in grado di concepire prodotti innovativi e mai visti sul mercato.

Durante gli anni Ottanta l'economia ha continuato a crescere (2,3% annuo) e non si è affrontato nessun periodo di recessione, mentre d'altro canto sono continuate le internazionalizzazioni dei prodotti e la competitività dei mercati. Questi anni sono soprattutto, però, teatro di terziarizzazione, di diffusione dei servizi.

Nasce qui l'idea di servizio alle imprese, e cioè una costellazione di agenzie mirate al supporto e alla divulgazione del potenziale di azienda. Parallelamente si sviluppa il concetto di marketing, con il conseguente fiorire di agenzie pubblicitarie, studi grafici, allestimenti di fiere, studi fotografici e molto altro.

Un'altra novità è rappresentata dalla diffusione dei franchising, che a partire dal 1986 con Calzedonia e Tecnocasa rappresenterà un nuovo modello di business e una decisiva chiave di volta per tutte quelle piccole imprese che, di li a poco, spariranno del tutto dai mercati.

Per combattere la disoccupazione, intravisto l'enorme potenziale delle imprese, vengono così varate importanti leggi nel 1986 e nel 1992 tese a favorire la crescita dell'imprenditoria giovanile e femminile.

In questi anni, però, l'Italia fatica a entrare in competitività con i mercati europei, e così non riuscendo a mantenere fisso il rapporto di cambio fissato dal Sistema Monetario Europeo finisce per svalutare bruscamente la Lira portando il sistema Stato ad una crisi senza precedenti.

Al giro di boa del decennio, le imprese sono così chiamate a ricucire il tessuto sociale del Paese aumentando l'occupazione e rinnovando la base economica. L'industria si munisce di sistemi di automazione, cominciano a entrare nelle case e nelle aziende un numero sempre maggiore di apparecchiature elettroniche, si diffonde il web e con esso anche un nuovo modo di fare comunicazione aziendale.

Un successivo punto di svolta è rappresentato dal tema ambientale, che proprio sul finire del secolo acquisisce un'importanza centrale nel dibattito pubblico e fa sì che le Amministrazioni allestiscano aree protette, che poi finiscono gestite da cooperative o organizzazioni specializzate nella gestione della res pubblica.

Un chiaro esempio è fornito proprio dalla gestione dei rifiuti, dove lo stesso Giuseppe Grossi ha intravisto un'opportunità allestendo la struttura di quel Gruppo che poi diventerà Green Holding.

Nel 1998 con la Legge Bersani alcune liberalizzazioni rendono più semplice l'avviare un'impresa, ma allo stesso tempo si sviluppa fortemente la grande distribuzione che parallelamente mette in difficoltà un numero ingente di piccoli commercianti.

Un segnale a quel punto arriva dall'Europa, dove nel 1997 viene inaugurata la Strategia Europea per l'occupazione che stabilisce come l'idoneità al lavoro, l'imprenditorialità, l'adattabilità e le pari opportunità rappresentino i quattro pilastri fondamentali per l'occupazione.

Il nuovo millennio si apre, però, con l'adesione alla moneta unica da parte dei Paesi membri della Comunità Europea, ponendo la stabilità monetaria e non la crescita al centro del nuovo percorso finanziario. Questo, sommato all'abbassamento dei tassi d’interesse per le imprese, ha fatto si che molte di esse finissero strozzate dai vincoli di politica economica centrale, portando ad un nuovo e lunghissimo periodo di stagnazione[1].

In questa stagnazione, però, le nuove imprese flessibili e innovative riescono a incrementare attività e servizi, creando un margine operativo e di guadagno finora inedito. La crisi economica si combatte quindi con l'innovazione, sostenuta attraverso specifici programmi e ripetuti contatti tra il mondo imprenditoriale e quello accademico.

E' per questo motivo che, in anticipo sui tempi, Giuseppe Grossi ha fin da subito preteso che l'innovazione e l'avanguardia tecnologica rappresentassero due capisaldi indispensabili del suo Gruppo imprenditoriale.

Perché agendo in maniera corretta e pioneristica le sue aziende hanno resistito sul mercato e continuano oggi a svolgere con serietà e professionalità servizi indispensabili alla comunità e alla salvaguardia dell'ambiente.

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Tue, 8 Jan 2019 17:58:20 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/462/affermarsi-e-crescere-durante-il-boom-economico-litalia-vista-da-un-imprenditore info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
La figura dell’imprenditore-padre, il passaggio di testimone da Giuseppe Grossi ai figli https://www.giuseppegrossi.it/mc/443/la-figura-dellimprenditore-padre-il-passaggio-di-testimone-da-giuseppe-grossi-ai-figli

All'interno dell’ambiente aziendale è sempre difficile prendere le giuste distanze emotive per poter mantenere con tranquillità ed efficienza un rapporto equilibrato tra padre e figli. Soprattutto se il primo, in realtà, racchiude in se tutto l'insieme di significati propri della figura dell'imprenditore-padre, mantenendo quindi un atteggiamento estremamente protettivo e quasi esclusivo della gestione dei processi aziendali.

Giuseppe Grossi, però, è riuscito nell'intento di trasmettere ai figli la stessa volontà e capacità, rendendo in questo modo il passaggio di testimone molto più semplice da un punto di vista organizzativo, e, soprattutto, più efficiente, andando a considerare le performances dell'impresa e il suo fatturato.

In questo hanno contribuito sicuramente i suoi manager, un team di persone raggruppate e formate dallo stesso Giuseppe Grossi nel corso degli anni, che si trovano ora ad affiancare i figli nel permettere all'azienda di essere leader nel settore e programmare nuovi successi ed una internazionalizzazione come mai prima d’ora.

L'azienda a conduzione familiare è una realtà particolarmente attenzionata da parte del mondo economico, soprattutto a partire dagli anni '80 dove si sono iniziate ad analizzare le strutture, le metodologie operative, il sistema di commercializzazione che da sempre si ritengono prerogativa di queste imprese.

Si è potuto però constatare come il cambio generazionale è risultato la causa di comportamenti che, nel 70% dei casi, hanno determinato la cessazione delle attività.

La letteratura economica, infatti, è colma di episodi di difficoltà nel trasferimento di imprese familiari alle generazioni successive, e anzi molto spesso ha registrato sonori fallimenti da questo punto di vista. I problemi da affrontare sono tanti, ma quello più consistente consiste nel sistema di relazioni incrociato fra ruoli e situazioni aziendali da un lato, e contesti familiari dall’altro, che porta sovente a conflitti e atteggiamenti che di solito determinano il successo o la fine di imprese o di equilibri affettivi o del nucleo familiare stesso.

Questo a volte è dovuto al carisma dell'imprenditore, che nel mettere in piedi l'attività fatica a tramandarne le modalità agli eredi, forse per mancanza di tempo o forse per incompatibilità di chi si ritrova un'azienda già avviata da gestire. Sono i valori, in questo caso, ad avere più impatto e a sopravvivere più facilmente all'urto dei cambiamenti, permettendo chi ne è entrato in possesso per acquisizione familiare di promulgarli nel contesto imprenditoriale così da dare continuità e riprendere più facilmente il percorso tracciato dal padre.

Ma pensare per generazioni vuol dire prendersi cura del futuro, e questo crea un senso di responsabilità che non può che rappresentare uno stimolo per chi segue.

Da parte del padre-imprenditore, quindi, vi è una sorta di promessa morale e economica che gli impone di preoccuparsi della solidità delle basi del suo lavoro, della sua azienda e della sua famiglia, perché su di esse si reggerà il futuro non solo dei figli e dei propri dipendenti, ma anche del proprio nome lasciato come marchio sul lavoro svolto nella propria vita.

Non sono soltanto le chiavi dell'impresa a rappresentare il passaggio di testimone, ma sono quindi soprattutto i principi e i valori che ne caratterizzano l'essenza e che la pongono come unica e solida nel tempo.

Questi gli insegnamenti avuti in dote dal papà self-made man: l’accortezza di non fare mai il passo più lungo della gamba (83%), l’etica del lavoro(83%), il senso della responsabilità sociale dell’impresa (76%), l’importanza dei problemi finanziari (60%).

L'Italia, infatti, è piena di casi aziendali strutturati come imprese familiari in grado di resistere al mercato e di preservare quella passione imprenditoriale che, a suo modo, combatte l'idea di un'azienda, magari multinazionale, priva di passione e di compartecipazione da parte delle proprie risorse. Un'azienda, quest'ultima, che spesso si trova ad anteporre la finanza agli investimenti sul lavoro e sulla propria struttura, finendo spesso per non preoccuparsi di delocalizzazioni e fusioni che inevitabilmente finiscono per spaccare quel tessuto sociale e territoriale che, invece, un'impresa ben radicata nel proprio ambiente promuove e valorizza.

Il rapporto tra famiglia e attività economica vede gli ambiti vivere di relazioni e generare, in entrambi i casi, capitale sociale cui a beneficiarne è l'intera società.

Per questo motivo il merito da riconoscere all'opera di Giuseppe Grossi è stato quello di essere stato in grado di costruire un'impresa e un suo ambiente trasmettendone i suoi valori fondanti, in primis ai figli, così da garantire a tutti, al sistema azienda in generale, un futuro stabile e una continuità operativa.

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Fri, 16 Nov 2018 00:00:00 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/443/la-figura-dellimprenditore-padre-il-passaggio-di-testimone-da-giuseppe-grossi-ai-figli info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
Giuseppe Grossi, l’intuizione alla base del successo imprenditoriale https://www.giuseppegrossi.it/mc/461/giuseppe-grossi-lintuizione-alla-base-del-successo-imprenditoriale

Quella di Giuseppe Grossi è una storia aziendale di estremo successo, che ha visto l'imprenditore affacciarsi, districarsi e poi saper concentrare il proprio core business via via nei settori più redditizi e duraturi.

L'intuizione è stata una dote che lo ha sempre contraddistinto fin dalla giovane età, come ci è raccontato da chi lo conosce da più tempo. Un esempio estremamente esplicativo: durante il suo percorso nell'istituto di ingegneria, all'età di 14/15 anni, si accorse della potenzialità dei nuovi distributori automatici di merende che cominciavano a comparire in quegli anni negli edifici pubblici, e decise di investirci in proprio acquisendo una filiale distributiva per molte strutture pubbliche della zona. Nell'arco di pochi anni riuscì ad accumulare un capitale talmente alto da permettergli, una volta diplomato, di investirlo in quella che poi sarà la partenza della sua incredibile carriera imprenditoriale.

Un esempio, questo, che già da solo lascia intuire la capacità di prevedere gli investimenti commerciali e finanziari, e che conferma quindi il suo rinomato spirito imprenditoriale.

Il ricercatore Sandro Savoldelli, citando La chiave di svolta di Seth Godin, afferma in un suo articolo che "ci sono diversi esempi di persone che hanno espresso il meglio di sé senza vincoli e in apparente controtendenza rispetto ai mercati, hanno sviluppato idee di successo, rotto schemi ed equilibri e infine, hanno avuto successo. Tra questi i tanti imprenditori che hanno creato dal nulla o rilanciato le proprie aziende. Come lo hanno fatto ? Hanno fatto ricorso alla business intelligence, alla competitive intelligence, alle ricerche di mercato ? In molti casi la risposta è NO. Hanno semplicemente assecondato il loro intuito imprenditoriale".

La stessa capacità previsionale che ha portato Giuseppe Grossi, nell'arco del tempo, a costituire un team di collaboratori trasversale, di eterogenee competenze, che però con una struttura cooperativa a matrice hanno saputo nel tempo valorizzare ogni ambito del Gruppo Green Holding attraverso processi co-decisionali, collettivi e partecipativi.

Allo stesso modo nei momenti chiave del ciclo di vita del Gruppo lo stesso imprenditore è riuscito a intravedere nel settore dei servizi ambientali una grande opportunità, e ha così gettato le basi per un'impresa che operasse e testimoniasse le dinamiche volte ad ottimizzare i processi di gestione del rifiuto, della energia e delle bonifiche su suoli ed acque, ma ponendosi sempre un obiettivo di salvaguardia dell’ambiente e del nostro pianeta per le generazioni future. Lo testimonia anche la decisione di mettere anche nel nome di una di queste società , Ambienthesis S.p.A, l'ambiente al centro del proprio core business.

La stessa lungimiranza che quindi l'ha portato ad affacciarsi nel mondo dei servizi ambientali ha fatto sì che in essi investisse tempo, capitali e energie per allestire una rete di strutture al top di gamma, capaci di affermarsi nei vari territori come partners affidabili e seri, attenti al rispetto della Normativa e soprattutto alla tutela dell'ambiente e delle forme di vita che lo popolano.

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Thu, 15 Nov 2018 18:03:40 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/461/giuseppe-grossi-lintuizione-alla-base-del-successo-imprenditoriale info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
Un ambiente pulito e ordinato sono sintomi di un’azienda in salute: le linee guida di Giuseppe Grossi https://www.giuseppegrossi.it/mc/460/un-ambiente-pulito-e-ordinato-sono-sintomi-di-unazienda-in-salute-le-linee-guida-di-giuseppe-grossi

Quando si ha l'opportunità di visitare uno dei siti delle aziende del Gruppo Green Holding, come ad esempio è possibile ogni giorno per quanto riguarda l'eccellenza dell'impianto Rea Dalmine, salta agli occhi subito l'estrema attenzione e riguardo nei confronti dell'ordine e della pulizia dell'ambiente di lavoro.

E' senz'altro corretto affermare che questa impostazione viene dalle linee guida tracciate fin dall'inizio dal fondatore dello stesso Gruppo, l'imprenditore Giuseppe Grossi. La sua, infatti, era un'ininterrotta ricerca dell'eccellenza, che si riversava naturalmente sia sui processi lavorativi sia, più semplicemente, sull'ambiente di lavoro.

Sarebbe stato paradossale, d'altronde, che un'azienda specializzata nel trattamento dei rifiuti si facesse trovare impreparata da questo punto di vista.

E' per questo motivo che, a quanto riferiscono le persone che hanno avuto la fortuna di lavorare a stretto contatto con lui, almeno una volta a settimana si dedicava alla visita e al controllo delle numerose sedi del Gruppo, sia per mantenere un contatto stretto con i propri dipendenti, sia soprattutto per testare la qualità dell'ambiente di lavoro e dare così una linea guida a chiunque lo vivesse quotidianamente.

La stessa ragione per la quale Giuseppe Grossi, come testimoniano sempre i suoi ex collaboratori, è stato in grado di far crescere tutti con una concezione del lavoro, dell'ordine e della pulizia molto rigido e esigente.

In un contesto come quello odierno, in cui la maggior parte delle persone impiegano gran parte della loro giornata sul posto di lavoro, trascorrere il proprio tempo in un ambiente pulito ed ordinato consente lo stimolo di una corretta lucidità mentale e infonde un senso di serenità da non sottovalutare.

Non è soltanto il D.Lgs. 81/2008, Testo Unico (T. U.) sulla Salute e Sicurezza nei luoghi di Lavoro (SSL) a enucleare le linee guida in termini di pulizia e manutenzione di ambienti e macchinari, ma questo valore lo si dovrebbe riscontrare proprio nella cultura della manutenzione moderna, a prescindere dalla legislazione del singolo Paese di attuazione.

Il rispetto di precise regole di ordine e pulizia degli ambienti, delle macchine e delle attrezzature, la garanzia di salubrità dell'ambiente di lavoro sono tutti elementi indispensabili al benessere lavorativo delle persone, fattore imprescindibile di performance aziendale. Un posto di lavoro pulito, oltre a rappresentare l'ambiente ideale in cui lavorare, inoltre, permette di identificare al volo ogni possibile condizione anormale, soprattutto per tutto ciò che rappresenta l'aspetto che concerne la sicurezza. Rende molto più semplici le previsioni di rischio, che se debitamente affrontate costituiscono un enorme vantaggio economico e, soprattutto, di salute.

"L’ambiente in cui si vive è fondamentale, se è sporco, anche la mente e il cuore delle persone vengono corrotti" afferma Hidesaburō Kagiyama , promotore della teoria giapponese denominata Management by Cleaning. Secondo questa visione manageriale, già adottata oltreoceano da diverse realtà imprenditoriali, il risultato consiste in un evidente aumento dei profitti, una netta riduzione delle spese, quali ad esempio quelle per la manutenzione dei macchinari, che durano più a lungo, e anche un incremento positivo dell'immagine che i clienti hanno dell'impresa. Secondo Kagiyama, infatti, la pulizia contribuisce a cambiare le aziende e a formare gli individui, superando la scarsa consapevolezza su quanto li circonda, la presunta incapacità di agire per cambiare ciò che non funziona, e, soprattutto, la forte mancanza di pazienza, intesa come perseveranza e capacità di sopportazione.

Le performances vanno di pari passo con l’attenzione rivolta al welfare dei lavoratori e collaboratori, che contribuiscono in larga parte al successo dell’attività che si svolge, e naturalmente questo benessere si ottiene mantenendo l’ambiente lavorativo ordinato, sano e pulito. La chiave è sempre considerare l'azienda come qualcosa di proprio, e quindi agire di conseguenza.

Una gestione attenta ai piccoli gesti quotidiani, quindi, in grado di apportare sul medio-lungo periodo un miglioramento tangibile delle condizioni di lavoro e dell'efficienza complessiva dell'impresa. E' questo il messaggio che ha voluto lasciare Giuseppe Grossi nei confronti del proprio organico, una linea guida che rimane ben impressa nei suoi collaboratori e nell'amministrazione del Gruppo Green Holding che ha continuato a percorrere i suoi passi.

Giuseppe Grossi

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Thu, 15 Nov 2018 17:32:33 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/460/un-ambiente-pulito-e-ordinato-sono-sintomi-di-unazienda-in-salute-le-linee-guida-di-giuseppe-grossi info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
Giuseppe Grossi, l’intuizione alla base del successo imprenditoriale https://www.giuseppegrossi.it/mc/446/giuseppe-grossi-lintuizione-alla-base-del-successo-imprenditoriale

Quella di Giuseppe Grossi è una storia aziendale di estremo successo, che ha visto l'imprenditore affacciarsi, districarsi e poi saper concentrare il proprio core business via via nei settori più redditizi e duraturi.

L'intuizione è stata una dote che lo ha sempre contraddistinto fin dalla giovane età, come ci è raccontato da chi lo conosce da più tempo. Un esempio estremamente esplicativo: durante il suo percorso nell'istituto di ingegneria, all'età di 14/15 anni, si accorse della potenzialità dei nuovi distributori automatici di merende che cominciavano a comparire in quegli anni negli edifici pubblici, e decise di investirci in proprio acquisendo una filiale distributiva per molte strutture pubbliche della zona. Nell'arco di pochi anni riuscì ad accumulare un capitale talmente alto da permettergli, una volta diplomato, di investirlo in quella che poi sarà la partenza della sua incredibile carriera imprenditoriale.

Un esempio, questo, che già da solo lascia intuire la capacità di prevedere gli investimenti commerciali e finanziari, e che conferma quindi il suo rinomato spirito imprenditoriale.

Il ricercatore Sandro Savoldelli, citando La chiave di svolta di Seth Godin, afferma in un suo articolo che "ci sono diversi esempi di persone che hanno espresso il meglio di sé senza vincoli e in apparente controtendenza rispetto ai mercati, hanno sviluppato idee di successo, rotto schemi ed equilibri e infine, hanno avuto successo. Tra questi i tanti imprenditori che hanno creato dal nulla o rilanciato le proprie aziende. Come lo hanno fatto ? Hanno fatto ricorso alla business intelligence, alla competitive intelligence, alle ricerche di mercato ? In molti casi la risposta è NO. Hanno semplicemente assecondato il loro intuito imprenditoriale".

La stessa capacità previsionale che ha portato Giuseppe Grossi, nell'arco del tempo, a costituire un team di collaboratori trasversale, di eterogenee competenze, che però con una struttura cooperativa a matrice hanno saputo nel tempo valorizzare ogni ambito del Gruppo Green Holding attraverso processi co-decisionali, collettivi e partecipativi.

Allo stesso modo nei momenti chiave del ciclo di vita del Gruppo lo stesso imprenditore è riuscito a intravedere nel settore dei servizi ambientali una grande opportunità, e ha così gettato le basi per un'impresa che operasse e testimoniasse le dinamiche volte ad ottimizzare i processi di gestione del rifiuto, della energia e delle bonifiche su suoli ed acque, ma ponendosi sempre un obiettivo di salvaguardia dell’ambiente e del nostro pianeta per le generazioni future. Lo testimonia anche la decisione di mettere anche nel nome di una di queste società , Ambienthesis S.p.A, l'ambiente al centro del proprio core business.

La stessa lungimiranza che quindi l'ha portato ad affacciarsi nel mondo dei servizi ambientali ha fatto sì che in essi investisse tempo, capitali e energie per allestire una rete di strutture al top di gamma, capaci di affermarsi nei vari territori come partners affidabili e seri, attenti al rispetto della Normativa e soprattutto alla tutela dell'ambiente e delle forme di vita che lo popolano.

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Thu, 30 Aug 2018 00:00:00 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/446/giuseppe-grossi-lintuizione-alla-base-del-successo-imprenditoriale info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
La propensione al team building, una prerogativa di successo imprenditoriale https://www.giuseppegrossi.it/mc/444/la-propensione-al-team-building-una-prerogativa-di-successo-imprenditoriale

Quella di Giuseppe Grossi è una storia imprenditoriale di estremo successo, che ha visto tra le sue fondamenta la lungimirante e anticipatoria propensione per un team building di successo.
E' proprio per questo che il fondatore del Gruppo Green Holding in ogni processo di subentro o acquisizione aziendale era solito farsi affiancare dai suoi uomini di riferimento e di creare di volta in volta un gruppo giovane di lavoro del quale circondarsi, così da formare in ogni sito un team di prospettiva in una visione costantemente dinamica dell'impresa.
Era un manager in grado di cercare e sviluppare le specifiche abilità in ogni dipendente, soprattutto della nicchia a lui più stretta con la quale si confrontava quotidianamente. Prevedendo le aree di business dell'intero Gruppo, era in grado di fare un elenco dei compiti necessari per ogni segmento e, di conseguenza, capire quali fossero i candidati migliori per quelle specifiche attività. A quel punto, conoscendo bene chi gli era vicino, era per lui facile posizionare strategicamente i suoi collaboratori, col risultato di massimizzare l'efficienza di ogni singolo settore e, di conseguenza, di tutto il Gruppo.
Il suo era un approccio molto franco, molto diretto, a quanto riportano le persone che lo hanno affiancato nel tempo, ma questo suo lato senza fronzoli celava invece un profondo rispetto e una totale empatia nei confronti dei suoi collaboratori, che si manifestava anche in gesti di gentilezza e di sincero interesse come, ad esempio, il semplice passaggio a casa a fine turno o il saldo delle cure mediche di dipendenti e loro famigliari, quando purtroppo la situazione lo ha richiesto.
Chi ha lavorato con lui testimonia di come trovasse, poi, sempre il tempo e il modo di riportare dai suoi viaggi di lavoro dei ricordi e dei doni per chi gli era vicino, elemento non scontato se si considera la dimensione dell'azienda e lo spessore imprenditoriale del soggetto. Una sorta di rispetto e interesse nel tutelare le persone, prima ancora che i dipendenti.
Giuseppe Grossi è stato quindi in grado di sviluppare all'interno del sistema-azienda un clima collaborativo di estrema fiducia tra i colleghi, una messa in comune di know how similari e complementari. Ha gettato le basi per lo sviluppo di un'azienda "a matrice", tra competenze funzionali e responsabilità direttive.
Porre informazioni e conoscenze in condivisione aiuta tutti a sentirsi partecipi e responsabili delle attività in corso. Spesso, infatti, si sottovaluta l’importanza di avere dei collaboratori motivati e realmente partecipi delle sorti aziendali. La realizzazione in dipendenti pro-attivi e capaci d’influenzare positivamente la vita aziendale consente di raggiungere un grado di motivazione che finisce, naturalmente, con il giovare l’azienda stessa . 
E' per questo che Giuseppe Grossi aveva fin da subito previsto ciò che gli studi di gestione aziendale hanno evidenziato in seguito: e cioè che implementare la capacità di team building era indispensabile non sono per il corretto funzionamento del presente di un'azienda, ma gettava le basi per un futuro stabile e in grado di gestire ogni situazione, sia essa di crescita e di sviluppo così come di crisi.
Il Team building è uno strumento di formazione e comunicazione interna sul quale vale davvero la pena di investire tempo e risorse per realizzare un percorso efficace di strategia aziendale. E' un mezzo indispensabile per creare aggregazione tra diversi settori aziendali oppure all'interno di uno specifico reparto, per far comprendere, condividere e ottimizzare le criticità  di ogni divisione aziendale, così come, più banalmente, è utile per sviluppare un positivo spirito di squadra al fine di raggiungere più facilmente gli obiettivi performativi.
Il risultato si valuta in maniera incredibilmente tangibile in termini di arricchimento, apprendimento, aggregazione, affiatamento, condivisione, funzionalità  del gruppo di lavoro, miglioramento delle relazioni interpersonali, risorse queste che risultano preziose in vista di un empowerment personale e professionale . Non è un caso che negli ultimi anni un numero sempre maggiore di aziende ha deciso di investire nel team building. 
Recuperare la dimensione di squadra è essenziale per motivare le persone e avere, come risultato finale, più qualità del lavoro e meno stress. Se, infatti, molti datori di lavoro continuano a pensare che la capacità di lavorare in gruppo sia una skill indispensabile per il dipendente neo-assunto (che spesso non a caso la inserisce nel cv), altri invece ritengono che si tratti di qualcosa che si può insegnare e imparare senza troppe difficoltà. Tutti quindi possono imparare a lavorare in gruppo, relegando ansie e timidezza (o di contro un'eccessiva determinazione e presunzione) e rendendo disponibile il proprio contributo ad ogni progetto con un sincero spirito di collaborazione.
In tutto questo credere nella missione aziendale è fondamentale per quanti vogliono fare la differenza sul piano logistico e operativo. Lo spirito di squadra, infatti, guida verso un maggiore orientamento al risultato, è rivolto a un impegno personale più forte, a una maggiore facilità di affrontare e a risolvere ogni problema che l'impresa si trova ad affrontare.
E' per tutti questi motivi che possiamo individuare nell'opera di Giuseppe Grossi una strategia aziendale di estremo successo, riconoscendogli di aver gettato le basi di un Gruppo (inteso questo non soltanto come figura aziendale ma nel suo senso più letterale) solido, sinergico, collaborativo e estremamente performante. L'azienda a oggi è infatti molto più strutturata, funzionale e proattiva, segno che tutti gli ingranaggi ormai ben oliati stanno dando il massimo risultato.

 

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Tue, 28 Aug 2018 00:00:00 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/444/la-propensione-al-team-building-una-prerogativa-di-successo-imprenditoriale info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)
La sinergia come strumento fondamentale alla crescita individuale e collettiva https://www.giuseppegrossi.it/mc/458/la-sinergia-come-strumento-fondamentale-alla-crescita-individuale-e-collettiva

Nell'arco della sua ascesa imprenditoriale uno dei meriti di Giuseppe Grossi che gli sono attribuiti da chi lo ha affiancato nella sua carriera è stato quello di individuare, circondarsi e saper responsabilizzare un team di individui fidelizzato e motivato, trasmettendo loro il senso di sinergia e di messa in comune di know how e esperienze.

Credere nella potenzialità della propria squadra è il primo passo per raggiungere un'ottima sinergia di gruppo, e si traduce con la messa a disposizione del team delle proprie conoscenze e competenze. È controproducente conservare saperi per timore di sbagliare, quando è preferibile esternare il più possibile e rendere chi collabora ben consapevole di dove si vuol arrivare.

Dotare l'organizzazione di una struttura a matrice in cui nella piena trasparenza e comunione d'intenti si sviluppassero idee di business era diventata una pietra fondante nella concezione imprenditoriale di Giuseppe Grossi, tanto che lo stesso sistema manageriale è sopravvissuto al fondatore e continua tuttora a portare dei frutti al Gruppo ormai proteso verso la definitiva consacrazione internazionale.

Lavorare attivamente nella squadra non significa, per il singolo, non avere un ruolo predefinito, anzi, deve per forza di cose esserci una struttura dove ognuno ha il suo ruolo, ma allo stesso tempo contribuisce a migliorare il proprio lavoro con la comunicazione e il confronto con gli altri.

Il contributo sinergico che ne è derivato ha permesso al Gruppo Green Holding di affrontare in maniera lineare il delicato momento del cambio guida, e ciò è stato reso possibile anche grazie a quel flusso di saperi ed esperienze che aveva avuto modo di impiantarsi nella vision aziendale già da tempo.

L'insegnamento è quindi rimasto ben vivo nei valori dei suoi collaboratori, sempre pronti a far squadra, a rimanere uniti seppur con i loro differenti background, post-ponendo l'aspetto individuale all'agire comune.

Un agire comune in grado, quindi, di generare plusvalore. Una sinergia tra gli individui che si rispecchiava, come per proprietà transitiva, anche al management imprenditoriale, ai valori e agli strumenti dell'azienda che mimeticamente dovevano rappresentare il più ampio ventaglio possibile di gestione d'impresa.

Per questo motivo Giuseppe Grossi era stimato come una persona fermamente fedele alla gestione integrata del ciclo dei rifiuti, convinto che questi dovessero essere trattati e organizzati dall'inizio alla fine del loro ciclo di vita, e proprio per questo fervente fautore dell'implementazione industriale del nostro Paese, che a suo pare doveva necessariamente dotarsi di un numero maggiore di impianti, naturalmente a norma e gestiti da imprese virtuose e collaborative, per far fronte a situazioni politiche deficitarie e a programmazioni troppo spesso assenti da parte delle istituzioni.

La sinergia di cui si circondava da un punto di vista umano, quindi, era secondo lui una base e un modello da applicare anche alla stessa azienda, e ciò ha fatto sì che sotto la guida di Giuseppe Grossi il Gruppo Green Holding ha potuto realizzare delle vere e proprie eccellenze impiantistiche lungo lo Stivale. Dotarsi della migliore tecnologia e del contributo della rete di collaboratori fidati e con una visione comune ha permesso a tutto il Gruppo di poter scalare il mercato dei rifiuti affermandosi a livello nazionale come l'interlocutore di riferimento, nonché, citando ad esempio il sito di Rea Dalmine, come modello di aziende virtuose in termini di ecosostenibilità e di tutela dell'ambiente

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Fri, 13 Jul 2018 16:53:35 +0000 https://www.giuseppegrossi.it/mc/458/la-sinergia-come-strumento-fondamentale-alla-crescita-individuale-e-collettiva info@giuseppegrossi.it (Giuseppe Grossi)